La corte d'assise d'appello accoglie la richiesta della difesa per una rivalutazione psichiatrica.
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Il contesto del caso di Alessia Pifferi
Alessia Pifferi, una donna di 38 anni, è al centro di un caso giudiziario che ha scosso l’opinione pubblica italiana. Condannata all’ergastolo per l’omicidio volontario della sua figlia di 18 mesi, Diana, la donna ha visto la sua vita cambiare drasticamente dopo la tragica morte della bambina, avvenuta nel 2021. La corte ha stabilito che la piccola è stata abbandonata nell’abitazione di via Parea a Milano, dove è stata trovata morta di stenti una settimana dopo. La sentenza di primo grado ha riconosciuto le aggravanti dei futili motivi e della parentela, escludendo però la premeditazione.
La richiesta di una nuova perizia psichiatrica
Recentemente, la corte d’assise d’appello ha accolto la richiesta della difesa di Alessia Pifferi per una nuova perizia psichiatrica. L’avvocata della donna, Alessia Pontenani, ha sostenuto che il reato attribuito a Pifferi non dovrebbe essere considerato omicidio, ma piuttosto abbandono di minore. La difesa ha chiesto una rivalutazione della capacità di intendere e volere della sua assistita, dopo che la perizia esaminata in primo grado aveva dichiarato Pifferi capace di intendere e volere.
Le argomentazioni della procura generale
La procura generale, rappresentata dall’avvocata Lucilla Tontodonati, si è opposta alla richiesta di una nuova perizia, affermando che non ci sono elementi che possano suggerire un’incapacità della donna. Tontodonati ha sottolineato la lucidità di Pifferi durante le udienze e le interazioni con il perito del tribunale, evidenziando che non ci sono disturbi cognitivi o di personalità che possano aver influito sulla sua capacità di giudizio. La procura ha messo in discussione l’idea che la brutalità del crimine possa essere giustificata da una presunta incapacità mentale.
Le dichiarazioni della difesa
In aula, l’avvocata Pontenani ha insistito sulla necessità di una nuova perizia, proponendo di somministrare alla sua assistita il test di Wais per valutare il suo ragionamento e una risonanza magnetica per esaminare eventuali problemi neurologici. La legale ha affermato che Pifferi potrebbe avere un disturbo cognitivo che ha influito sulla sua capacità di comprendere la gravità della situazione il giorno della morte della figlia. Ha anche espresso preoccupazione per il futuro della sua assistita, sottolineando che è fondamentale capire se Pifferi sia una donna con problemi o una madre assassina.
Le implicazioni del caso
Il caso di Alessia Pifferi solleva interrogativi complessi riguardo alla salute mentale, alla responsabilità penale e alla giustizia. La richiesta di una nuova perizia psichiatrica potrebbe non solo influenzare il destino di Pifferi, ma anche aprire un dibattito più ampio sulla comprensione dei disturbi mentali nel contesto giuridico. Mentre la corte si prepara a esaminare ulteriormente il caso, la società continua a interrogarsi su come affrontare situazioni così tragiche e complesse.