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La Corte europea dei diritti dell’uomo respinge il ricorso di Alberto Stasi

La decisione della Cedu chiude un capitolo lungo e controverso della giustizia italiana.

Immagine della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo
La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha respinto il ricorso di Alberto Stasi, un caso che ha suscitato grande attenzione.

Il caso di Alberto Stasi: un lungo percorso giudiziario

Il caso di Alberto Stasi, condannato nel 2015 a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, ha tenuto banco nell’opinione pubblica italiana per anni. La recente decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) di dichiarare irricevibile il ricorso presentato dalla difesa di Stasi segna un punto di svolta significativo in questa vicenda. Stasi ha sempre sostenuto di essere innocente e ha cercato di far valere il suo diritto a un processo equo, lamentando la mancata audizione di un testimone che considerava cruciale per la sua difesa.

Le motivazioni della Cedu

La Cedu ha esaminato attentamente le argomentazioni presentate dalla difesa, ma ha concluso che la condanna di Stasi si basa su “vari elementi di prova”. Secondo la Corte, le dichiarazioni del testimone, che non sono state ritenute decisive, hanno semplicemente corroborato le prove già esistenti a carico di Stasi. La decisione di non ascoltare nuovamente il testimone non ha compromesso l’equità del processo, secondo la Cedu, che ha quindi respinto il ricorso come manifestamente infondato.

Implicazioni per il futuro di Alberto Stasi

Con questa sentenza, la Cedu potrebbe aver messo la parola fine a uno dei casi giudiziari più controversi e seguiti degli ultimi anni in Italia. Stasi, oggi quarantenne, ha già iniziato a beneficiare di misure alternative, lavorando all’esterno del carcere di Bollate a Milano. Tuttavia, la sua condanna rimane in vigore, e la decisione della Cedu non cambia la sua situazione legale attuale. Questo caso solleva interrogativi importanti sulla giustizia e sui diritti degli imputati, in particolare riguardo al diritto a un processo equo e alla parità delle armi.

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