Un tributo a don Carlo Cibien, figura di spicco nel panorama editoriale e religioso italiano.
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La vita di don Carlo Cibien
Don Carlo Cibien, sacerdote di 72 anni, è venuto a mancare all’ospedale Humanitas Sann Pio X di Milano, lasciando un vuoto incolmabile nel mondo della comunicazione sociale e della spiritualità. Nato a Torino nel 1952, don Carlo è stato ordinato sacerdote a Roma nel 1980, dedicando la sua vita alla Chiesa e alla diffusione del messaggio cristiano attraverso i mezzi di comunicazione. La sua carriera è stata segnata da un forte impegno nel settore editoriale, dove ha ricoperto ruoli di grande responsabilità, contribuendo a formare generazioni di comunicatori.
Nel 1988, don Carlo ha conseguito il dottorato in sacra teologia, un traguardo che ha ulteriormente arricchito il suo bagaglio culturale e professionale. È stato uno dei fondatori dello Studio Paolino Internazionale della Comunicazione Sociale a Roma, dove ha servito come vice direttore dal 1985. La sua passione per la comunicazione si è riflessa in ogni aspetto della sua vita, dalla liturgia all’arte, sempre alla ricerca della bellezza e del significato profondo delle parole. La sua visione innovativa ha portato a un rinnovamento del modo in cui la Chiesa si relaziona con il mondo contemporaneo.
Un’eredità di dedizione e umanità
Don Carlo ha ricoperto vari incarichi all’interno del gruppo editoriale San Paolo, dove ha dimostrato una dedizione straordinaria e un’intelligenza acuta. Il cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, lo ha nominato membro del Consiglio presbiteriale della Diocesi, un riconoscimento della sua leadership e del suo impegno. Nel 2021, ha assunto il ruolo di direttore editoriale del gruppo San Paolo, dove ha continuato a ispirare e guidare con il suo esempio. La sua figura è stata descritta come quella di una persona riservata, ma con un’anima sensibile, capace di cogliere la bellezza in ogni aspetto della vita.
Don Antonio Rizzolo, direttore generale dell’Apostolato e amministratore delegato del Gruppo editoriale San Paolo, ha ricordato don Carlo come un uomo di cultura, con interessi variegati e una visione aperta al futuro. La sua scomparsa lascia un’eredità significativa, non solo per la comunità religiosa, ma anche per tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e lavorare al suo fianco. La sua vita è stata un esempio di come la fede e la comunicazione possano intrecciarsi per creare un impatto duraturo nella società.