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Il rabbino principale di Milano ha affermato: “L’attacco che abbiamo subito ha provocato una fortissima recrudescenza dell’antisemitismo nei nostri confronti.”

Milano, 7 ottobre 2024 – “Libertà per gli ostaggi e fine delle ostilità”. Questo è il messaggio affisso sul cancello della sinagoga centrale di via della Guastalla, dove si commemora “Un anno dal pogrom – Il dramma dei rapiti e l’emergere di nuovo antisemitismo”, segnando dodici mesi dall’attacco dei terroristi di Hamas provenienti da Gaza che ha innescato il conflitto in Medio Oriente. Arrivano in successione la senatrice a vita Liliana Segre, il presidente del Senato Ignazio La Russa e il capo del Copasir Lorenzo Guerini, assieme al sindaco Giuseppe Sala e al presidente della Regione Attilio Fontana. Presenti anche il prefetto Claudio Sgaraglia e il questore Bruno Megale. La ministra del Turismo Daniela Santanchè è presente, mentre il suo collega dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, invia un videomessaggio.

La folla in attesa

Un grande numero di membri della comunità ebraica, insieme a molti altri, si è radunato sotto la pioggia, in fila da un’ora prima dell’inizio, affrontando controlli ai metal detector e ispezioni delle borse con calma. “Ci sono ancora 500 persone in attesa fuori”, afferma Ilan Boni, vicepresidente della comunità ebraica milanese. È il suo turno di inaugurare la cerimonia ricordando quel sabato mattina di un anno fa nel sud di Israele, quando si è verificato “l’attacco su più fronti da parte dei terroristi di Hamas, con razzi e droni che hanno compromesso il funzionamento delle telecamere di sorveglianza, migliaia di miliziani coinvolti”. Racconta di come alcuni fossero addirittura “atterrati con deltaplani, un’intera città, Sderot, sopraffatta”, con persone uccise alla fermata dell’autobus, “rastrellamenti casa per casa, famiglie sterminate, madri uccise davanti ai propri figli e viceversa, torture di ogni genere”. Un giorno tragico che ha visto 1.200 vittime, per le quali viene recitata una preghiera e osservato un minuto di silenzio laico, ma in particolare per i 240 ostaggi, di cui circa cento sono ancora prigionieri di Hamas.

I nomi, i volti e il dolore

Nomi e immagini scorrono sui display; “ogni mattina, ciascuno di noi deve riflettere su di loro”, afferma Walker Meghnagi, presidente della comunità. Il rabbino Alfonso Arbib sottolinea il suo sgomento per quanto accaduto il 7 ottobre, evidenziando l’“ondata di antisemitismo che ci ha colpiti subito dopo”, con le fotografie degli ostaggi rimosse dalle strade di Milano prima che il governo israeliano iniziasse le operazioni militari su Gaza. Nonostante ciò, il rabbino Arbib osserva che “i segnali erano già visibili, come i picchi di antisemitismo dopo la Giornata della Memoria. Dichiarare che l’antisemitismo non ha luogo nella nostra società non cambia il fatto che esista; è una malattia che perdura da millenni. Non provare empatia per le vittime ebree rappresenta un fallimento nel nostro sistema educativo.”

### Riflessioni sulle Istituzioni

Le istituzioni si esprimono in modo chiaro e diretto. Iniziamo da La Russa, che dichiara di avvicinarsi con cautela a causa delle sue radici politiche, per proseguire con Guerini, il quale afferma con fermezza che Israele ha il diritto di esistere e di proteggersi. Anche il sindaco Sala, dopo aver ricevuto un caloroso saluto da parte di Meghnagi, commenta il tragico episodio del 7 ottobre 2023, descrivendolo come il più grande pogrom contro gli ebrei dopo la Seconda guerra mondiale. Per lui, questo avvenimento rappresenta un grave affronto alle donne. Sala sottolinea l’importanza di riaffermare il dialogo e la politica, frutto della dolorosa esperienza italiana durante la guerra, evidenziando la necessità di esprimere solidarietà alla comunità ebraica. Critica poi l’antisemitismo travestito da antisionismo, denunciando qualsiasi forma di razzismo, indipendentemente da chi provenga.

### Il Ruolo della Segre

Il sindaco, insieme ad altri, rende omaggio alla senatrice Segre, considerandola una figura fondamentale per Milano. Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, è stata recentemente oggetto di insulti da parte di un ex rugbista durante una manifestazione pro Palestina, dove è stata etichettata come “agente sionista”. Nel pomeriggio di quel giorno, anche in piazza San Babila, circa un centinaio di persone, guidate da Ampi e Adi, ha sventolato un messaggio chiaro: “Liberare gli ostaggi per cessare il fuoco”.

La testimonianza di un fratello disperato

Liran Berman, il fratello di Ziv e Gali Berman, gemelli rapiti da Hamas un mese fa nel kibbutz di Kfar Aza, con il compimento dei loro 27 anni, esprime tutto il suo dolore: “Da quel giorno, la mia unica missione è far tornare a casa tutti gli ostaggi, vivi e, se possibile, anche quelli che non ci sono più, per poterli dare una degna sepoltura. Questi prigionieri, detenuti da oltre un anno nei tunnel di Hamas, sono i veri eroi e meritano di tornare. È necessario cambiare il linguaggio: liberare gli ostaggi sarà la chiave per un cessate il fuoco”.

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