Liberare gli ostaggi per un cessate il fuoco: la cerimonia a un anno dal pogrom e l'ondata di antisemitismo
È fondamentale liberare gli ostaggi per raggiungere un cessate il fuoco. Sul cancello della sinagoga centrale di via della Guastalla è esposto uno striscione che ricorda “Un anno dal pogrom – Il dramma dei rapiti e la nuova ondata di antisemitismo”. Questo avviene a un anno dal 7 ottobre, quando gli attacchi dei terroristi di Hamas da Gaza hanno innescato il conflitto in Medio Oriente.
Numerose figure istituzionali si sono ritrovate sul posto: la senatrice a vita Liliana Segre, il presidente del Senato Ignazio La Russa, il presidente del Copasir Lorenzo Guerini, il sindaco Giuseppe Sala, e il presidente della Regione Attilio Fontana, insieme al prefetto Claudio Sgaraglia e al questore Bruno Megale. Anche la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, ha partecipato, mentre il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha inviato un videomessaggio.
Molte persone, anche della comunità ebraica, si sono messe in fila sotto la pioggia, arrivando un’ora prima del previsto. Hanno passato i controlli di sicurezza con calma, affrontando il metal detector e la verifica delle borse. Tuttavia, fuori ci sono ancora 500 persone, come ha affermato Ilan Boni, vicepresidente della Comunità ebraica di Milano.
È suo compito dare il via alla cerimonia, ricordando quella tragica alba di un sabato di un anno fa nel sud di Israele. L’attacco simultaneo dei gruppi terroristici di Hamas ha colpito con razzi e droni, disabilitando le telecamere di sorveglianza. Una città, Sderot, è stata messa sotto assedio: la popolazione colpita mentre aspettava l’autobus, operazioni di rastrellamento porta a porta, famiglie intere sterminate, madri massacrate davanti ai loro figli e viceversa, una sequela di abusi e torture. Gli 1.200 morti di quel giorno richiedono una preghiera e un minuto di silenzio laico, mentre rimangono nel cuore i 240 ostaggi, di cui circa un centinaio ancora prigionieri di Hamas. I loro volti scorrono sugli schermi; ogni mattina, dichiara il presidente della comunità Walker Meghnagi, dobbiamo guardarci nello specchio e pensarli. Il rabbino Alfonso Arbib sottolinea la necessità di un’autocritica, ammettendo quanto sia sorprendente quanto accaduto il 7 ottobre e l’immediata ondata di antisemitismo che ha seguito, evidenziando come le immagini degli ostaggi siano state rimosse dalle strade di Milano prima che Israele avviasse operazioni militari su Gaza. Nonostante i segnali di allerta, come l’aumento dell’antisemitismo dopo la Giornata della Memoria, rav Arbib avverte che negare la presenza di questa forma di odio non cambia la realtà; essa è una malattia storica. La mancanza di empatia per le vittime ebraiche rappresenta un vero e proprio fallimento educativo.
Le autorità si esprimono chiaramente riguardo alla situazione attuale. Da La Russa, che si avvicina con cautela, consapevole che il suo passato politico possa destare preoccupazioni, a Guerini, il quale afferma il diritto di Israele a esistere e a difendersi da chi ne minaccia l’esistenza. Anche il sindaco Sala, accolto calorosamente da Meghnagi—che manifesta la speranza di aver superato malintesi—, sottolinea come il 7 ottobre 2023 rappresenti il pogrom più rilevante contro gli ebrei dalla Seconda Guerra Mondiale, definendolo soprattutto un affronto alle donne.
È fondamentale riaffermare l’importanza della politica e del dialogo, un insegnamento che abbiamo appreso dagli orrori della guerra, ma oggi l’obiettivo è esprimere solidarietà alla comunità ebraica e mantenere una posizione chiara. L’antisemitismo travestito da antisionismo non deve mai essere sottovalutato, né tanto meno le manifestazioni di razzismo, qualsiasi sia la loro origine. Durante l’incontro, il sindaco invita a applaudire la senatrice Segre, figura di grande rilievo a Milano, che, sopravvissuta ad Auschwitz, si trova ad affrontare attacchi da parte di chi la definisce “agente sionista” in una manifestazione a sostegno della Palestina, condotta da un ex rugbista denunciato per insulti sui social.
Nel pomeriggio, anche in piazza San Babila, un gruppo di circa cento persone ha preso parte a una manifestazione coordinata da Ampi (Associazione milanese pro Israele) e Adi (Amici di Israele), mostrando lo stesso striscione visto in via Guastalla: “Liberare gli ostaggi per cessare il fuoco.”