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I giovani e le relazioni amorose nel contesto online. Timore verso i legami, l’uso dei dispositivi digitali e la conseguente immobilità dei sentimenti

Si tenta di evitare qualsiasi rischio legato a relazioni romantiche, e la paura di dipendere da un’altra persona appare predominante. Lo schermo diventa, quindi, una sorta di protezione dalle proprie vulnerabilità. Questo è il punto di vista di Loredana Cirillo, psicologa e psicoterapeuta dell’Istituto Minotauro, riguardo alla crescente popolarità delle app di incontri tra giovani e adolescenti. Le interazioni sentimentali e sessuali avvengono sempre più frequentemente online. Quali possono essere le ragioni di questo trend? Ad oggi, sia i teenager che i giovani adulti temono di legarsi a qualcun altro, di instaurare una connessione profonda che potrebbe minacciare la loro indipendenza, il loro percorso personale e la possibilità di dedicarsi completamente ai propri obiettivi. Spesso, l’amore è percepito come un rischio, poiché richiede un’apertura all’intimità che può portare a vulnerabilità e alla paura di un possibile abbandono, con il rischio di un grande dolore emotivo. Il concetto di una coppia appare meno attraente, anche se il desiderio di essere amati e apprezzati rimane forte. Le app vengono usate per cercare relazioni più brevi? In parte sì, per evitare il rischio di un attaccamento profondo. Ma non si limitano solo a questo, non sono soltanto strumenti per incontri fisici; spesso rappresentano un modo per conoscere nuove persone e creare legami. Lo schermo funge quindi da rifugio. Viviamo in un’epoca che enfatizza l’ideale della perfezione, non solo in termini estetici, ma anche riguardo a performance e fascino. Spesso, ci si sente inadeguati. Interagendo attraverso uno schermo, si può eludere la presenza fisica e le proprie fragilità, così come l’imbarazzo. Tuttavia, alla fine, ci si ritrova a confrontarsi con la realtà.

La vita si presenta spesso come un mix di profonde delusioni e inattese sorprese, una vera e propria roulette. Ci sono momenti in cui si riesce a mascherare la propria vera identità, non solo tramite uno schermo. È fondamentale essere sempre consapevoli delle insidie dell’anonimato, cercando di mantenere un certo equilibrio per evitare di esporsi eccessivamente, anche se è una sfida complessa. I pericoli sono sempre in agguato.

Con l’avanzare del tempo, le applicazioni si faranno via via più invasive, anche in ambito affettivo, oppure questo trend perderà di significato? A mio avviso, la vera invasività risiede nella paura di non dipendere da qualcun altro: persino nei legami più intimi si tende a favorire l’autonomia precoce dei bambini, incoraggiandoli a essere indipendenti e a non coltivare relazioni esclusive ma una rete di amicizie, per limitare il dolore. Sarà un compito arduo formare coppie solide; la promessa di “finché morte non ci separi” è diventata “fino a quando il desiderio resiste”. Ci sarà una diminuzione dei matrimoni a favore di un aumento delle app per incontri? Non sono sicuro che questi fenomeni siano strettamente interconnessi, ma certo i primi stanno calando mentre le seconde stanno guadagnando terreno.

Ci si orienterà sempre più verso un amore “digitale”? Come sottolinea il filosofo Luciano Floridi, oggi siamo in un contesto Onlife: contrapporre il virtuale al reale può portare a fraintendimenti. Tutti aspirano a vivere esperienze autentiche; possiamo cercare ricette online, ma alla fine desideriamo comunque sporcarci le mani in cucina. È un compromesso che non ha precedenti. Internet può servire da chiave per accedere alla realtà, fungere da rifugio o protezione, ma può anche diventare un’incubatrice per chi è più timido o in difficoltà, aiutandoli a trovare il coraggio di costruire relazioni nel mondo reale. Tutto dipende dall’utilizzo che se ne fa. Eppure, sembra mancare un’educazione ai sentimenti e alle emozioni; questo tema è sistematicamente trascurato.

Né l’istruzione né la famiglia sono da incolpare. Si parla incessantemente di risultati, trascurando invece le emozioni, in particolare quelle più difficili da affrontare. Questo rappresenta una carenza del nostro tempo. Siamo immersi in una psicologia positiva dominante che promuove la costante felicità, escludendo un’ampia varietà di emozioni. È necessario ripensare all’idea di indipendenza; mentre è importante prevenire la dipendenza malsana, è anche vero che come esseri umani abbiamo bisogno degli altri, e ignorare questi legami è impossibile. Quando si forma una coppia, spesso si tende a idealizzarla, facendo sì che l’altro diventi parte integrante di noi stessi, il che può sfociare in comportamenti estremi: il desiderio d’amore diventa insopportabile. O, al contrario, si sceglie di non entrare in relazione. È fondamentale riscoprire un equilibrio tra autonomia e interdipendenza nelle relazioni.

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