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Il Beccaria e la situazione critico dei minori. Ogni giorno si registra un nuovo arrivo, di cui la metà sono stranieri. Inoltre, la spesa per i farmaci è aumentata di tre volte

Marginalizzare ciò che risulta troppo difficile da comprendere è il fulcro di quanto avviene nei Istituti penali per minorenni (Ipm) in Italia, come evidenziato dal rapporto dell’associazione Antigone a un anno dall’implementazione del cosiddetto “decreto Caivano”. Tra gli istituti, il Beccaria di Milano si distingue, avendo “anticipato problematiche che poi hanno colpito gli altri Ipm”. Un tempo considerato un modello di integrazione educativa tra il mondo interno e quello esterno, oggi versa in una crisi profonda. Questa situazione viene spesso definita “incontrollabile”, con ripercussioni emerse in diverse occasioni, dall’indagine della Procura di Milano riguardo a maltrattamenti all’interno della struttura, che “ha compromesso la fiducia tra il personale penitenziario e i giovani detenuti”, fino a manifestazioni di protesta e tentativi di fuga, “indicativi di una ferita che stenta a rimarginarsi”. La crisi è generalizzata e il primo aspetto critico è la mancanza di spazio. In 12 dei 17 istituti italiani si registra un livello di affollamento oltre la capacità stabilita. Negli ultimi due anni, il numero dei detenuti minorenni è salito del 48%. Il Beccaria di Milano, con 54 giovani contro una capacità di 37, è il secondo istituto più affollato. Inoltre, ha registrato il massimo numero di ingressi nel 2023, per un totale di 310, 56 in più rispetto all’anno precedente. Alla data del 15 settembre 2023, i detenuti presenti erano 40, mentre un anno prima erano 55, con un picco di 81 registrato alla fine di aprile 2024. L’istituto rappresenta anche un cambiamento significativo: l’aumento di stranieri non accompagnati all’interno del sistema penale minorile.

In Italia, i minorenni detenuti rappresentano la metà dell’intera popolazione carceraria giovanile, una percentuale simile a quella presente nel carcere minorile Beccaria. Questi ragazzi si trovano spesso a dover affrontare continui trasferimenti, rendendo gli Istituti Penali Minorili l’ultima fermata nel loro percorso. Quando si tratta di decidere chi deve essere spostato da un istituto all’altro, sono frequentemente scelti loro, segno che il sistema è pronto a disinteressarsi di questi individui. Portano con sé esperienze traumatiche e continuano a vagare in un contesto in cui le opportunità sembrano scarse. Questa categoria è frequentemente etichettata come principale causa dei problemi del sistema, anche se, in realtà, è quella in cui le vulnerabilità sono più evidenti.

Il segno evidente di tali fragilità è rappresentato dall’uso crescente di psicofarmaci. Con l’aumento del malessere giovanile a vari livelli della società, la spesa pro capite per farmaci antipsicotici è salita del 30% tra il 2021 e il 2022 negli Ipm italiani. Anche nel Beccaria, stando alla denuncia di un’associazione, la spesa è cresciuta addirittura del 219% dal 2020 al 2022. Invece di cercare di ascoltare e capire, si tende a sedare. In conclusione, l’associazione sottolinea che “la risposta esclusiva è stata una riduzione progressiva dell’educazione: i ragazzi trascorrono sempre più ore nelle loro celle, diminuendo la funzione educativa degli istituti”. Non basta punire; è necessario reintegrare sia all’interno che all’esterno del sistema.

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