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Il caso dell’assassinio di Paolo Salvaggio, soprannominato “Dum Dum”, prosegue in tribunale. L’unico indagato si difende affermando: “Non sono un complice, ho semplicemente accompagnato il mio spacciatore”

Benedetto Marino, di Buccinasco (Milano), ha negato ogni coinvolgimento nell’omicidio di Paolo Salvaggio, soprannominato “Dum Dum”, un ex piccolo boss dei narcotici con solidi legami con il clan di ‘ndrangheta dei Barbaro e Papalia. Marino, accusato di aver svolto il ruolo di guardia e guidatore, ha dichiarato alla Corte d’Assise di Milano di non conoscere l’identità dell’uomo che aveva caricato sulla sua Peugeot 3008, un azione ripresa dalle telecamere. Marino ha affermato che il suo rapporto con l’uomo, colui che rideva con lui sulla sua auto, era solamente correlato all’acquisto di droghe. L’uomo, che aveva sparato almeno tre colpi di pistola a bruciapelo a Salvaggio mentre lui pedalava per via della Costituzione l’11 ottobre del 2021, era semplicemente salvato nel suo telefono come “Bello”, senza nome o cognome e si è rivelato impossibile rintracciare il suo numero telefonico. Marino ha sottolineato che il telefono crittografato usato per contattare i dealer di droga e acquistare cocaina da assumere regolarmente, era scomparso. Il fratello di Marino ha testimoniato in aula di aver gettato via il telefono, affermando che aveva intenzione di aiutare Benedetto a interrompere i suoi contatti con il mondo della droga.

L’indagato, un tossicodipendente con una storia di affronti alla legge, tentativi di recupero e ricadute, ha cercato di ritrarre se stesso come una mera figura di accompagnamento durante il suo interrogatorio da parte dei pubblici ministeri Sara Ombra e Gianluca Prisco. Era incolpevole delle azioni del killer, con il quale era entrato in contatto tramite un amico, del quale ha rifiutato di divulgare il nome. “Avevo memorizzato solo il suo numero di telefono,” ha detto Marino, “e quel giorno ci eravamo visti perché volevo acquistare della cocaina. Mi ha chiesto di prenderlo in macchina e portarlo in giro, come avevo già fatto in altre occasioni. In cambio, mi dava un piccolo dosaggio di cocaina, del valore di 15 o 20 euro. Non ricordo esattamente dove l’ho portato, non ho tenuto traccia delle mie azioni nel mio calendario”. Tuttavia, le accuse affermano che Marino “ha fornito un rapido ed affidabile percorso di fuga” al killer, svolgendo un ruolo attivo nell’omicidio. Marino rimane l’unico accusato finora, incriminato dalle indagini dei carabinieri. Le identità dei responsabili dell’agguato, probabile risultato di una disputa legata allo spaccio, non sono ancora state rivelate.

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