L’associazione ambientale Wwf Martesana Sud Milano ha presentato un appello tecnico contro Sportlifecity srl e il Comune di San Donato Milanese. Lo scopo dell’appello è di condurre un controllo tecnico preliminare sullo stato attuale dell’area di San Francesco, proposta come futuro sito dello stadio del Milan. Secondo Giorgio Bianchini, membro dell’associazione, l’area è una regione umida, simile a uno stagno con acqua ferma di profondità non troppo profonda, e dimensioni di 700 metri per 40 metri. Questa zona ospita una vasta biodiversità, compresi vari uccelli acquatici, volpi e ricci, ed è circondata da aree boschive.
L’appello, presentato all’ufficio legale Dini-Saltamacchia, sostiene che è urgente ottenere prove riguardo lo stato e le caratteristiche del bosco in questione. Questo perché, nel prossimo futuro, l’area sarà recintata e chiusa al pubblico, in vista dei progetti per la sua bonifica e lo sviluppo del progetto Piano integrato di intervento. Le prime preoccupazioni riguardo la bonifica e la rimozione della vegetazione locale, insieme al taglio degli alberi da parte della Sportlifecity, erano emerse a giugno.
Il Wwf aveva presentato un avviso di cessazione di attività alla Sportlifecity, richiedendo l’intervento della Prefettura per fermare i lavori sulla base del parere di un agronomo professionista. Tuttavia la Prefettura ha risposto dicendo che la questione non rientrava nelle sue competenze.
Gli avvocati avevano precedentemente indicato all’Amministrazione Comunale, alla Prefettura, all’ASL e alla Direzione Provinciale del Lavoro la mancanza di adeguati cartelli informativi sul sito di costruzione e di qualsiasi dettaglio riguardo al piano edilizio in atto. Hanno inoltre suggerito di considerare l’inclusione dell’area completa nel Piano di gestione forestale e di riconoscere le restrizioni ambientali esistenti. Le due zone forestali – come riportato in un comunicato del WWF – la prima identificata con il sedime e le aree annesse all’antica Cascina San Francesco e la seconda situata a ovest, bordata sulla sinistra dall’Autostrada A1 e nota come ‘area umida’, dovrebbero godere del riconoscimento della restrizione forestale, anche in assenza di una specifica restrizione per l’area boschiva nel Piano di gestione forestale locale. Tuttavia, come riportato dai rappresentanti degli ecologisti, dal Comune e dalla Città Metropolitana sono arrivate solo “risposte evasive”. Da qui la loro decisione di rivolgersi al TAR, dove il caso sarà esaminato nelle settimane a venire.