Tra il luglio 2013 e il luglio 2014, Jonella Ligresti, figlia del defunto imprenditore siciliano, aveva trascorso circa quattro mesi in prigione e otto in arresto domiciliare. Per tale periodo di detenzione, insieme al suo legale, Lucio Lucia, aveva richiesto un risarcimento di oltre 516 mila euro a causa delle estreme ripercussioni personali e familiari causate dalla sua reclusione per 366 giorni totali e l’esposizione mediatica del caso. In alternativa, aveva richiesto 246 mila euro. Questa richiesta era basata sull’annullamento, nel maggio 2021, della sua condanna in primo grado per l’inchiesta su Fondiaria-Sai della Procura di Torino. Tuttavia, la Quinta Corte d’Appello di Milano ha concesso solo 48mila euro per ingiusta detenzione, escludendo le spese legali. Nel loro decreto, i giudici hanno concordato sul fatto che Ligresti aveva subito molte conseguenze personali e familiari. Per 126 giorni, reclusa prima a Cagliari e poi a Torino, è stata lontana dai propri figli, una situazione che l’ha pesantemente influenzata, poiché ha avvertito la loro sofferenza, in particolar modo quella del suo secondo figlio. In tali circostanze, sono inoltre emersi problemi psicologici e di ansia a seguito dell’allungata privazione della libertà.
“Alla situazione di instabilità mentale – continua la disposizione – si aggiungono l’ampia visibilità mediatica che il caso (…) ha acquisito in quei periodi” che ha avuto “significative ripercussioni professionali”: rinuncia da tutti i ruoli societari, ostacoli trovati in svariate imprese e “una carriera compromessa” per l’arco di tempo di otto anni, esattamente quanto è durato il processo. “Una tale condizione individuale e familiare” causata dalla detenzione “mostra chiaramente che l’indennizzo dovrebbe essere adeguatamente personalizzato per riflettere ciò che è stato sofferto ingiustamente”. Tuttavia, l’importo iniziale di 97.079,23 euro, stabilito in base a diversi parametri, è stato ridotto a 48.539,62 euro, poiché il tribunale ha ritenuto che “esistesse una minima colpa” da parte della figlia maggiore di Salvatore Ligresti. Questa “colpa minima”, sebbene abbia influenzato la “quantità” dell’indennizzo, non ne ha impedito il riconoscimento, anche se la difesa la contesta, ritenendo che non le sia imputabile nessuna responsabilità.