La richiesta di archiviazione dell'inchiesta sugli anziani morti al Pio Albergo Trivulzio non è stata accolta
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L’inchiesta sulle morti di numerosi anziani al Pio Albergo Trivulzio non verrà archiviata. Lo ha deciso Alessandra Cecchelli, la giudice per l’indagine preliminare di Milano, la quale ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dai pm.
Trivulzio, inchiesta sulle morti: direttore indagato per omicidio e epidemia colposi
I pubblici ministeri avevano chiesto anche l’archiviazione del direttore generale del Pio Albergo Trivulzio, Giuseppe Calicchio, indagato per omicidio e epidemia colposi e violazione delle regole sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Tuttavia, il gip non ha accolto la richiesta e ha disposto una perizia nel contradditorio tra le parti.
Si era opposta all’archiviazione anche l’Associazione Felicita, la quale rappresenta i familiari degli anziani, coi legali Luigi Santangelo e Luca Santa Maria.
Trivulzio, inchiesta sulle morti, Associazione Feliciti: “Siamo fiduciosi che giustizia possa essere fatta”
“Accogliamo con favore la decisione del Gip che ha rigettato la richiesta di archiviazione per le indagini relative ai fatti avvenuti all’interno del Pio Albergo Trivulzio durante la pandemia”, spiega in una nota l’associazione, presieduta da Alessandro Azzoni. E chiarisce: “Le 16 pagine di motivazioni sono un duro richiamo alla Procura anche e soprattutto rispetto ad alcune valutazioni da essa espresse per motivare l’archiviazione. È importante che il Gip abbia disposto il supplemento delle indagini anche attraverso una perizia nel contradditorio delle parti. Questa sera siamo più sereni e fiduciosi che giustizia possa essere fatta”.
Trivulzio, inchiesta sulle morti: la richiesta di archiviazione
Secondo i pm di Milano Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, titolari dell’inchiesta, non era stato possibile tracciare il percorso dell’infezione da covid “dall’ingresso nella struttura alla diffusione nei diversi reparti”. Di qui la richiesta di archiviazione. Per quanto riguarda l’ex direttore generale Giuseppe Calicchio, invece, per i magistrati mancava il nesso causale tra i suoi comportamenti e decisioni e la diffusione del virus -e i decessi-. Per la responsabilità del Trivulzio come ente, occorreva dimostrare che i reati fossero riconducibili “alla responsabilità dei vertici” e commessi “a vantaggio dell’ente stesso”.
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