Entro il 2022 ci saranno 52 zone con il limite ridotto a 30 chilometri all'ora.
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Negli ultimi tre anni le “zone 30” sono raddoppiate, insieme agli interventi di pedonalizzazione dello spazio pubblico (20mila metri quadri).
Le ultime Zone 30 a Milano
Loreto (Padova-Nolo-Palmanova) e San Siro (Qt8) hanno già ceduto alle zone 30, mentre durante i mesi estivi e autunnali sono previsti altri cantieri dall’area Mecenate-Salomone, a via San Gottardo, da Quarto Oggiaro (via Val Lagarina) a Rogoredo-Santa Giulia, fino a Isola, Giambellino, Bovisa, e Vigentino.
Le zone vengono individuate anche su segnalazione di comitati di quartieri, municipi, e associazioni territoriali, sempre considerando la presenza di scuole, piazze, centri di aggregazione e negozi di vicinato.
Zone 30 Milano: l’obiettivo
Il vero obiettivo delle zone 30, come si sarà già ipotizzato, consiste nel limitare i movimenti delle automobili agli spostamenti degli abitanti (trasferimento locale), disincentivare il traffico di transito con il conseguente calo di incidenti e inquinamento.
Inoltre, il limite a 30 all’ora riguarda anche strade e controviali, ad esempio i viali Zara-Fulvio Testi, Certosa, Romagna, Campania, Molise, al fine di ridurre la velocità dei veicoli.
Limite a 15 all’ora nelle zone in cui è privilegiata la mobilità pedonale. Momentaneamente sono 36 a Milano, ma presto ne arriveranno altre.
Zone 30 Milano: il progetto “Strade aperte”
Il progetto “Strade aperte” prevede meno parcheggi, più spazio per l’aggregazione, soprattutto in prossimità delle scuole, ma anche piazze pensate per i bambini, e per le associazioni di quartiere, tra giochi e attività sportive.
Gli assessori Marco Granelli e Pierfrancesco Maran ribadiscono che tutti questi interventi sono necessari per far “rinascere i centri dei quartieri, troppo spesso dimenticati e assorbiti dalla necessità di parcheggi, abbandonando i quartieri dormitori, che prendono vita e attività. Una città sempre più vivibile, con strade sicure, nuove aree di interesse collettivo nei quartieri, soprattutto in presenza di edifici come le scuole, luoghi dove pedoni e mobilità leggera si connettono strettamente alla vita di zona. Così i milanesi hanno ricominciato a riprendersi i loro spazi”.
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