"La cucina è il mio training autogeno. È una fantastica stabilizzatrice del mio umore sempre in bilico tra alti e bassi. Mi consente di proiettare totalmente all'esterno la mia creatività e le mie idee del momento. E mi piace il rapporto tattile che ho con gli ingredienti che vado a trasformare".
Parola dell'assessore alla cultura di Milano, Massimiliano Finazzer Flory, per cui la cucina è una sorta di "medicina", oltre che una straordinaria "palestra di vita" e fonte di ispirazione.
Rubiamo la notizia alla nostra cara collega Emanuela Zerbinatti che su Arte e Salute scrive:
Una passione le cui origini vanno cercate nell'infanzia, trascorsa a Monfalcone guardando i genitori perdersi in interminabili discussioni sulla qualità delle foto che arricchivano le ricette sulle riviste specializzate e la madre cucinare splendide cene che poi si consumavano con i colleghi gli scrittori e gli artisti che il padre giudice invitava per trascorrere le serate tra cibo e meravigliosi dibattiti sugli argomenti più disparati, dall'impegno civile alla pittura.
Nell'intervista per la rubrica estiva de Il Giorno-QN/Sole24ore, "VIP in cucina" del 27 luglio, oltre ai ricordi Finazzer Flory propone anche la ricetta delle sue polpettine di carne bianca al pomodoro fresco (vedi in fondo al post). «È uomo di carni» dice ammettendo che, in effetti, «il pesce non gli riesce molto bene». Va meglio con la pasta. Gli riescono bene le pennette alla puttanesca e i fusilli con wurstel e besciamella che sono un'altra sua prelibatezza ricavata da una ricetta viennese tramandata dalla nonna paterna.
La sua specialità, però, sono le omelette. È stato per "colpa" loro se è diventato bravo in cucina. «Mi cimentai spinto dalla gola perché ero innamorato di questo piatto francese, ma mia madre non me lo preparava come nelle foto. All'inizio bruciai tutto, perché avevo troppa fretta, ma poi sono diventato un maestro. La cucina mi ha insegnato il valore dell'attesa», spiega l'assessore. «Da quell'omelette bruciata a 15 anni giurai a me stesso che avrei imparato a cucinare. E infatti col tempo e la pratica costante ha capito che per ottenere delle omelette perfette, occorre imparare a far oscillare la padella 40 gradi a destra e 40 gradi a sinistra, con ritmo. Quello che conta è la mano perché anche il piatto che pare più semplice richiede al cuoco avveduto studio e concentrazione».
L'arte di cucinare non insegna però solo quello.
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