Il cpt di via Corelli non è nuovo a tafferugli e fatti di sangue come pestaggi e pare anche anche stupri.
In via Corelli sono attualmente ospitate 119 persone divise in settori e separate in base al sesso (80 uomini, 22 donne e 17 trans) in stanze da quattro letti.
Non essendo veri e propri detenuti, almeno non nel senso più stretto del termine, hanno la possibilità di restare in cortile fino all’1 di notte per poi fare ritorno nelle loro stanze. Possono, inoltre, utilizzare i telefonini a patto che non siano muniti di video camera (per ragioni di sicurezza o per evitare la riproduzione di filmati scomodi?).
L'altra sera tra i detenuti di via Corelli, si è scatenato il finimondo in seguito alla diffusione della notizia della rivolta dei 140 detenuti del Cie di Gradisca.
Stando alla ricostruzione de Il Giornale, la rivolta sarebbe partita dal 'Settore E' dove un trentina di detenuti hanno iniziato a "spaccare suppellettili e arredi", uscendo poi in cortile per salire infine sul tetto della struttura articolata su due piani.
Una decina di clandestini si sono calati dal tetto ma sono stati bloccati dagli agenti e dal personale dell'esercito intervenuto a seguito della chiamata della Croce Rossa che gestisce il centro.
Uno di loro nel tentativo di evasione, si è rotto le gambe mentre hanno portato a termine l'evasione tre nordafricani, due marocchini, di 35 e 40 anni, il primo con precedenti, e un tunisino di 24 anni
Ma come vivono i detenuti e le detenute di Via Corelli e dei Cie italiani?
Il marzo scorso, i detenuti di Via Corelli impegnati in uno sciopero della fame scrissero una lettera di denuncia; questo il testo che riportiamo da Meltingpot.org:
"Siamo stanchi di non vivere bene. Viviamo come topi. La roba da mangiare fa schifo. Viviamo come carcerati ma non siamo detenuti. I tempi di detenzione sono extra lunghi perché 6 mesi per identificare una persona sono troppi. Siamo vittime della Bossi Fini. C’è gente che ha fatto una vita in Italia e che ha figli qua, gente che ha fatto la scuola qui e che è cresciuta qui. Non è giusto. Non siamo delinquenti.
L’80 per cento di noi ha lavorato anni per la società italiana e si è fatta il culo. I veri criminali non ci sono qui. Una settimana fa uno di noi ha cercato di suicidarsi. Poi sono arrivati i poliziotti coi manganelli per picchiarci come criminali o animali. Siamo stanchi di questa vita. Vogliamo essere liberi come dei gabbiani e volare. Però sei mesi sono troppi per un’identificazione, qui è peggio, peggio della galera. La gente uscita dal carcere viene riportata qui altri sei mesi dopo che ha pagato la sua pena, non è giusto. La gente che ha avuto asilo politico dalla Svizzera o da altri stati in Europa e del mondo qui in Italia non li accettano, non è giusto. I motivi dello sciopero è che i tempi sono troppo lunghi e abbiamo paura perché due di noi sono morti dopo che sono stati espulsi altri sono pazzi e noi non sappiamo cosa fanno loro dopo l’espulsione, e per andare ti fanno le punture e diventi pazzo, alcuni muoiono. Entrando qui eravamo tutti sani e poi usciamo che siamo pazzi. Inoltre rimarremo in sciopero fino a che non fanno qualcosa per quelli arrestati di Torino che hanno fatto tante cose per noi e che ora son in carcere. Come scrive Dante il grande poeta Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare"