Un articolo molto interessante de L'Espresso di Oriana Liso traccia un ritratto degli stranieri a Milano e hinterland e prende spunto dall'ottavo Rapporto dell'Osservatorio regionale per l'integrazione e la multietnicità, presentato da Fondazione Ismu e Regione.
Andiamo con ordine. Gian Carlo Blangiardo, ricercatore della Fondazione Ismu e ordinario di Demografia alla Bicocca spiega che
"I ritmi di crescita della presenza di stranieri sono troppo alti rispetto alla capacità del sistema di rispondere adeguatamente. Se si vuole dare agli immigrati quella integrazione a cui hanno diritto, poiché le risorse sono comunque limitate e quindi le risposte diventano qualche volta carenti, bisogna mettere in atto per il futuro il concetto di immigrazione sostenibile"
La percentuale di stranieri a Milano è ancora alta (un immigrato ogni 6 abitanti), ma molti si stanno spostando verso altri comuni della provincia (232mila persone). A Milano e hinterland continuano a concentrarsi gli irregolari (38mila).
I romeni, a dispetto di quelli che molti pensano, sembrano essere i più integrati:
– il 31% ha una casa
– l'82% ha un lavoro regolare
– hanno il maggior grado di stabilizzazione con la famiglia
Il volume complessivo dei soldi inviati dagli immigrati nei loro paesi di origine (tranne che in Romania) è in calo (gli esperti leggono la percezione dell'Italia come "vera casa").
Molti vorrebbero partecipare alle decisioni politiche e amministrative: il 76,2% di chi è in Italia da più di dieci anni vorrebbe votare, contro il 46,9% di chi è arrivato meno di due anni fa. Il 55% degli stranieri voterebbe a sinistra, ma il 64,2 per cento dei romeni voterebbe a destra.
Sentono anche molto la crisi: gli immigrati sono le frange più deboli del mercato e a perdere il lavoro sono soprattutto le donne (che guadagnano quasi la metà degli uomini). Il lavoro più diffuso per le donne è l'assistenza domiciliare, mentre per gli uomini è l'edilizia. Poi, man mano che si rimane in Italia, il trend cambia.
Infine per quanto riguarda la salute a ricorrere agli ospedali sono soprattutto le donne (per la gravidanza soprattutto), ma bisognerebbe aprire l'accesso al Ssn agli stranieri a elevato rischio sanitario, e in modo particolare agli irregolari.