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Shangai "bacchetta" Milano: sull'Expo siamo notevolmente in ritardo

Purtroppo, viste le premesse di Expo 2015 (soldi che non arrivano, litigi sulla governance, lungaggini per il decreto, cantieri non ancora partiti, ricorsi al tar, infrastrutture bloccate, ripicche e chi più ne ha più ne metta), ci uniamo alla domanda che abbiamo posto ieri: a questo punto, è ancora il caso di fare l'Expo?

Stiamo già accumulando un ritardo che dire imbarazzante è dir poco. Su Repubblica leggiamo che Shangai (città ospitante di Expo nel 2010) ha iniziato a lavorare su Expo dieci anni prima dell'inaugurazione ufficiale dei padiglioni. E sono in perfetto orario.

Qui da noi mancano 6 anni e ancora non ci è partiti. Si è solo fatto spazio, ma di cantieri nemmeno l'ombra (anche perchè molti progetti sono bloccati o da ricorsi o dalla mancanza di fondi). Zheng Shiling, l'architetto cinese che si sta occupando della città cines, ha ribadito che l'Expo è sì un'opportunità per le città, ma Milano è ancora molto, molto indietro.

Si può essere ottimisti finchè si vuole, ma prima o poi due domande bisogna farsele. Se ne fa una ad esempio Claudio de Albertis di Assimpredil

"C'è già una struttura splendida come la Fiera: se fosse necessario ridurre i costi perchè non utilizzarla?"

Da più parti infatti arrivano inviti all'austerity e alla riduzione dei costi, anche sacrificando i progetti  le "opere faraoniche" come le chiama il presidente della Provincia Filippo Penati. Un invito a una manifestazione più sobria.

Rinunciare no, ma partire magari sì. Con gli investimenti come suggerisce de Albertis, nonostante il momento non sia affatto favorevole

"Occorre investire, far partire i cantieri: ogni miliardo investito in infrastrutture crea direttamente 27mila posti di lavoro, più quelli dell'indotto. Questo ritardo è estremamente preoccupante. Non vorremmo che ci trovassimo con l'acqua alla gola tanto da aver bisogno del solito intervento straordinario"

Il problema fondamentale, continua de Albertis, è comunque la lungaggine italiana nelle progettazione e realizzazione delle infrastrutture. A questo punto si potrebbe davvero sfruttare le infrastrutture che già ci sono, come Triennale e Fiera. Shangai invece aveva dovuto cominciare proprio da zero.

Anche perchè, come precisa de Albertis, in Italia il problema delle infrastrutture sono anche le lungaggini: solo per progettare un'opera pubblica inferiore a 50 milioni di euro servono 4 anni e mezzo, 6 anni per quelle più grandi. E se si sommano i tempi degli altri passaggi ci vogliono circa 11 anni per finire il tutto.

A Milano restano solo 6 anni.

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