Io ho un'immagine fissa nella mia testa di Rafa Benitez: semifinale di ritorno di Champions League tra il suo Liverpool e il Chelsea, non chiedetemi quale delle due. Si arriva ai rigori, il momento forse topico nella storia di una squadra e in quella di un tecnico. Rafa si circonda dei suoi 'scherani': tiri tu, tu e tu. Il momento fatidico sta per arrivare, le lancette della storia stanno per fermarsi lungo quegli interminabili minuti che separano gli undici metri del dischetto di rigore. Improvvisamente, accade l'incredibile. Uno spettatore alle spalle della linea del fallo laterale, posto esattamente dietro a Benitez, gli chiede di farsi da parte perché lui da lì, in quella sua posizione che gli è costata un biglietto salatissimo, non può vedere quasi nulla, oscurato dalla pingue corpulenza dell'allenatore spagnolo. Benitez si volta, capisce il problema e, mentre la sua squadra vede disegnarsi il futuro che inciderà il suo nome nella storia dell'ennesima finale di Champions, si siede a gambe incrociate per permettere al tifoso di godersi lo spettacolo finale. Del resto, lui i suoi ragazzi può governali anche seduto sull'erba, come fu ai suoi esordi in un campo di provincia, quando, era il 1972, comincio ad allenare il Real Madrid, ma quello 'C'. Già, perché lui, alla faccia di José Mourinho l'antipatico, alla guida delle 'merengues' c'è già stato.