"Non c'è rammarico, la squadra ha dato il massimo". Sono queste le parole pronunciate a caldo da Carlo Ancelotti dopo la sconfitta interna per 2-0 rimediata dal Milan contro l'Arsenal nel ritorno degli ottavi di finale della Champions League che ha sancito l'eliminazione dei campioni in carica dalla più importante manifestazione calcistica continentale e il conseguente meritato passaggio del turno della compagine inglese.
Un pensiero, quello del tecnico rossonero, a quanto pare condiviso anche da San Siro che qualche minuto prima aveva accolto l'amaro verdetto accomunando in un caloroso applauso vincitori e vinti protagonisti di una sfida intensa e dai buoni contenuti tecnici. Il successo della formazione di Wenger matura solo nel finale con le realizzazioni di Fabregas all'84' e di Adebayor al 92' ma, se si escludono i primi venti minuti del confronto, il predominio dei Gunners risulta piuttosto evidente.
Ancelotti che deve fare i conti con la pesante assenza di Seedorf accantona il prediletto albero di Natale per un 4-3-1-2 che in fase offensiva prevede Kakà a sostegno di Pato e Inzaghi. L'idea è quella di ripetere il veemente avvio di gara con il Manchester United della passata stagione. Il piano funziona però solo parzialmente. Il Milan preme con determinazione, crea occasioni (salvataggio sulla linea di Fabregas all'8' su un colpo di testa di Maldini, debole conclusione a rete di Pato da distanza ravvicinata dopo l'unico buono spunto di Kakà) ma il gol stavolta non arriva. L'Arsenal, superato indenne il 20', prende in mano le redini del gioco. Kakà non dà nessun contributo in copertura e i Gunners, disposti da Wenger con un 4-5-1, possono far valere la loro superiorità atletica e numerica nella zona nevralgica del campo. Kalac al 28' devia in angolo una conclusione insidiosa di Adebayor e al 34' è salvato dalla traversa sulla battuta dal limite dell'area di Fabregas.
La pressione dell'Arsenal non accenna a scemare neppure alla ripresa del gioco. Al 47' Senderos, sugli sviluppi di un corner, conclude proprio in bocca a Kalac da due passi. Passano quattro minuti e Ebouè, dopo un sorprendente errore in fase d'impostazione di uno spento Pirlo, fallisce il bersaglio da favorevole posizione. La stanchezza si fa sentire sui rossoneri. Nesta appare in costante difficoltà nel controllo dell'impreciso ma mobilissimo Adebayor mentre Kalazde balla sulle incursioni di Walcott che al 75' costringe Kalac ad una precipitosa uscita dai pali. I guai più grossi riguardano però il centrocampo. Ci sarebbe la necessità d'inserire forze fresche. Ancelotti si guarda alle spalle e vede solo un Emerson a mezzo servizio e rinuncia. Si spera nei supplementari e chissà nei rigori. Fabregas non è però d'accordo e con la complicità di Kalac porta all'84' in vantaggio i suoi colori andando a segno con una conclusione da quasi trenta metri. Il Milan non ha le forze per reagire e, in fase di recupero (92'), Adebayor fissa il risultato sul 2-0 insaccando da pochi passi su assist dal fondo di Walcott. I rossoneri danno l'arrivederci alla Champions. La paura concreta è che tra un paio di mesi possa tramutarsi in un addio.