Liverpool si conferma anche a distanza di 43 anni decisamente avara di soddisfazioni per i colori nerazzurri.
Ad Anfield Road nell'andata degli ottavi di finale della Champions League, l'Inter cede come allora ai "reds" con due reti di scarto.
L'undici di Mancini, nel ritorno di San Siro, sarà dunque chiamato a rinverdire l'impresa compiuta nel 1965 da Facchetti e compagni ribaltando il micidiale uno-due inglese siglato da Kuyt e Gerrard negli ultimi cinque minuti di una sfida a senso unico nella quale i campioni d'Italia hanno unicamente pensato a difendersi.
Certo, la sfortuna ha recitato un ruolo importante nel contesto del match: l'ingiusta espulsione di Materazzi dopo mezz'ora, l'infortunio occorso a Cordoba, sin lì tra i migliori, nella fase più calda della sfida e la deviazione decisiva di Maicon sulla conclusione "sporca" di Kuyt non sono fattori da poco.
Tuttavia sarebbe poco sportivo non riconoscere la marcata supremazia territoriale esercitata dal Liverpool ancora prima del doppio giallo rifilato dall'arbitro belga De Bleeckere al difensore centrale nerazzurro, l'evidente rigore negato ai padroni di casa per un fallo di mano in area di Vieira e l'assoluta inconsistenza palesata dall'Inter in fase offensiva.
A livello tattico ha sicuramente influito in negativo il tentativo, peraltro comprensibile, attuato da Mancini al 55' di coprirsi passando con l'ingresso di Vieira al posto di Cruz dal 4-3-2 al 4-4-1. Una scelta rivelatasi, a posteriori, poco felice soprattutto perché Ibrahimovic cui spettava il compito di far rifiatare in alcuni frangenti la squadra ha dimostrato per l'ennesima volta anche in questa stagione (basti pensare alle sue prestazioni ad Istanbul, Mosca, Roma, Torino, nel derby e con la maglia della nazionale) di patire in modo clamoroso la pressione nelle sfide di alto livello. L'11 marzo, oltre a tenere i nervi ben saldi, l'Inter avrebbe bisogno del miglior Crespo.