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La morte di Gabriele Sandri, quando gli ultrà si uniscono in nome della violenza

In queste ore le polemiche sulla morte di Gabriele Sandri non mancano. Mettendo per un attimo da parte la tragedia, sarà bene soffermarsi sull'atteggiamento degli ultrà nerazzuri e biancocelesti che ieri pomeriggio si sono uniti in nome della violenza.

Non c'era nulla di "calcistico" nella morte di Gabriele, il poliziotto che ha sparato accidentalmente, mentre correva verso i ragazzi, non sapeva nemmeno perchè quel gruppetto di esagitati si stesse menando; le ragioni potevano essere le più disparate e lui, inutile a dirsi, avrebbe dovuto tenere quella maledetta pistola nella fondina.

Una cattiva gestione dell'informazione da parte delle forze dell'ordine ha creato un nuovo incidente che poteva essere evitato. Non bastava la morte del giovane ragazzo (un dj, ancor prima che un tifoso della Lazio), le cattive scelte di comunicazione hanno creato un cortocircuito che ha portato alla rivolta.

Gli ultrà non attendevano altro. A San Siro quel gruppetto formato da poche centinaia di ragazzi aveva bisogno di un pretesto per poter sfogare la propria rabbia repressa: lo ha trovato nella morte di un ragazzo.

Scene di guerriglia fuori dallo stadio, Inter-Lazio giustamente sospesa (come dovevano essere sospese le altre), ma disordini anche davanti alla sede della Rai in corso Sempione. Era la voglia di violenza a guidarli, non quella furba trovata ideologica di Sandri=Raciti.

La violenza si è poi spostata a Roma, ma solo perchè il tifoso teneva ad una delle squadre della capitale. Lo stesso sarebbe successo a Milano se il povero Gabriele fosse stato un tifoso meneghino.

Cattiva gestione della comunicazione da parte della polizia (bastava parlare di "un tragico errore" accaduto in seguito ad una rissa, senza specificare la presenza di opposte fazioni calcistiche), ma anche assurda gestione dell'informazione da parte dei media, che con quei titoloni sulla violenza calcistica hanno dato una bella mano agli ultrà.

Poco distante, a Bergamo, abbiamo invece avuto la dimostrazione di chi siano veramente i padroni degli stadi: la polizia non può far nulla contro pochi esagitati; tra le mura degli stadi gli ultrà hanno carta bianca. Possono decidere le sorti di una gara.

Ha fatto bene la procura di Roma a decidere di avvalersi anche dell'accusa di terrorismo. Perchè di questo si tratta. 

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