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Indagine sugli ultras, i pubblici ministeri si rivolgono all’Inter e alla commissione antimafia: “Affari e infiltrazioni trascurati”

Indagine sugli ultras, i pubblici ministeri rivolti all’Inter e alla commissione antimafia: “Infiltrazioni e attività economiche sottovalutate”
Due membri dell’Inter sono stati ascoltati dalla commissione antimafia. I pm sostengono che sia il club che la commissione, “fuorviati”, abbiano minimizzato le operazioni legate ai biglietti e ai parcheggi, controllati dai leader della curva Nord attualmente arrestati.

Si registra un duro colpo per l’Inter e per il Comune di Milano, in particolare per la commissione antimafia. I pubblici ministeri coinvolti nella vasta inchiesta sugli ultras, comprendente gruppi sia nerazzurri che rossoneri e che ha portato a ben 19 fermi, criticano sia la società sportiva, già sottoposta a scrutinio nei giorni precedenti, sia l’ente milanese responsabile per lo studio e la prevenzione della criminalità organizzata; questa è una rivelazione importante.

Il tutto ha avuto inizio durante una riunione riservata della commissione antimafia tenutasi il 15 marzo 2024, nella quale sono stati interrogati Adriano Raffaelli, presidente dell’organismo di controllo dell’Inter, e Gianluca Camerucio, responsabile della sicurezza del club, per approfondire un articolo precedente del Fatto Quotidiano riguardante le possibili infiltrazioni in curva.

Secondo i pubblici ministeri Paolo Storari e Sara Ombra, come emerge dalla richiesta di misure cautelari, le affermazioni di due dirigenti dell’Inter indicherebbero una “significativa sottovalutazione” delle dinamiche riguardanti la vendita dei biglietti e la gestione dei parcheggi. Questi avrebbero presentato ai membri della commissione comunale un quadro “alterato” della situazione. Il focus è sul tema dei biglietti per la Curva Nord e sul problema del “bagarinaggio”. I pm sottolineano che i rappresentanti dell’Inter non avrebbero adeguatamente riconosciuto il ruolo di We are Milano, un’organizzazione fondata dai capi ultras. Un esponente del club ha affermato che l’idea che We are Milano funzioni come “canale di comunicazione” tra l’Inter e la Curva Nord risulterebbe “estranea alle normative del calcio italiano”; tuttavia, secondo le indagini e le informazioni raccolte, We are Milano avrebbe effettivamente avuto questo compito per gli ultras. “Inter quasi in malafede”.

Nel corso della commissione, si è discusso della finale di Champions League e delle contestazioni dei tifosi della Curva Nord, che stavano esercitando pressioni per ottenere una maggiore autonomia nella gestione dei biglietti. Rispondendo a una domanda sul “dialogo” instaurato con la curva, i rappresentanti dell’Inter hanno precisato che la quantità di biglietti concessi alla curva (tra 1.200 e 1.500 su un totale di 27-28mila) risultava “molto bassa” rispetto a ciò che di solito si riserva per le trasferte. Questo ha sollevato dubbi nei pm, che hanno interpretato la risposta come “una possibile malafede”, poiché le indagini avevano dimostrato le pressioni esercitate dalla curva sul club per ottenere biglietti per la finale. Di conseguenza, i membri della commissione hanno cominciato a pensare che l’Inter avesse scelto di mantenere una posizione ferma.

Rosario Pantaleo, presidente della commissione e membro del PD, ha espresso apprezzamenti nei confronti dell’Inter per la sua gestione “rigorosa” e “controllata”, considerandola in definitiva un aspetto positivo. Ha quindi sollecitato chiarimenti riguardo ai potenziali guadagni di chi si occupa della vendita dei biglietti, visto il numero apparentemente scarso di tagliandi disponibili. I rappresentanti dell’Inter hanno risposto che alle organizzazioni mafiose il bagarinaggio non conveniva, in quanto i profitti derivanti da tale attività sarebbero stati nettamente inferiori rispetto a quelle di altri settori. Questo è stato enfatizzato dalla presenza di biglietti nominali e dal monitoraggio ai tornelli, che teoricamente impedirebbe il passaggio di chi non è in possesso del biglietto corrispondente al proprio documento d’identità. Ciò ha portato a una sottovalutazione del fenomeno.

L’inchiesta ha rivelato strategie diverse per eludere i controlli ai tornelli, tra cui liste di persone autorizzate ad entrare grazie a un sistema chiamato “doppietta” (due persone entrano con un solo biglietto) e vere e proprie intimidazioni nei confronti degli steward. Sono emersi anche profitti notevoli, con la rivendita dei biglietti che poteva generare guadagni di circa 800 euro. Per i pubblici ministeri, si tratta di una “negligenza organizzativa” nella cruciale gestione della sicurezza. Inoltre, cosa dire riguardo ai consiglieri comunali che fanno parte della commissione antimafia? I pm evidenziano che, secondo un documento successivo presentato da un rappresentante dell’Inter, il presidente Pantaleo aveva inviato una PEC in cui sottolineava che l’audizione aveva messo in luce l’operato positivo della Fc Inter. In sostanza, fanno notare i pm, la commissione ha “minimizzato il problema”, influenzata in modo erroneo dal club.

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