Beppe Sala suggerisce un esame di coscienza sulla sanità lombarda e parla del futuro della politica italiana.
Beppe Sala ha parlato di sanità lombarda e futuro a Radio Capital, ospite del programma Circo Massimo. Il primo cittadino suggerisce una riflessione sulla sanità lombarda, aggiungendo che il presidio socio-sanitario in Lombardia si è perso e le grandi eccellenze ospedaliere non bastano a garantire un servizio efficiente.
“In Lombardia innanzitutto dobbiamo farci degli esami di coscienza. Io per rispetto istituzionale evito accuratamente di bisticciare con il governatore Fontana però un esame di coscienza sulla sanità lombarda va fatto come un nuovo un progetto di cambiamento“.
Beppe Sala, la riflessione sul futuro
“I contagi li guardo poco; guardo più la situazione degli ospedali. La situazione oggi mi sembra sotto controllo. Cosa sarà in futuro lasciamolo dire ai virologi. Ora è il momento di ripartire. Parlo con Alberto Zangrillo ma anche con Ilaria Capua: il primo dice, forse esagerando, che il virus non esiste più, la seconda che è più debole anche perché le nostre difese sono più forti. Speriamo che la situazione sia la somma di queste due visioni”.
Il Primo Cittadino di Milano continua parlando della ripartenza, sottolineando l’attenzione per il mondo del turismo e della ristorazione che oggi più di tutti si trovano ad affrontare una crisi senza precedenti.
E parla anche della scuola, dove a suo parere si è forse un po’ esagerato e per le quali non sono ancora chiare le modalità di ritorno sui banchi a settembre.
Beppe Sala chiude l’intervista con uno sguardo al futuro, pensando all’autunno: “La mia preoccupazione – continua Sala – è su quello che succederà dopo le vacanze. I fondi dall’Europa sono un’opportunità ma bisogna saperli spendere. Io l’ho già detto: penso che serva un governo con persone che abbiano una storia alle spalle, un curriculum importante, un’esperienza. Io certamente non appartengo a quelli che voglio destabilizzare il governo Conte. È chiaro che molti di noi guardano con rispetto alla figura di Mario Draghi, ma in Parlamento oggi non ci sarebbe una maggioranza per sostenerlo”.