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Quell'inutile baccano intorno alla mostra omosex "Vade Retro"

Apprendiamo che la decisione su dove e quando allestire, a Milano, la mostra "Vade retro – Arte e omosessualità" potrebbe arrivare venerdì pomeriggio, quando avrà luogo un nuovo incontro tra l'assessore alla Cultura del Comune di Milano, Vittorio Sgarbi, e il sindaco, Letizia Moratti. Nell'attesa pubblichiamo una nuova e interessante riflessione.

di Omoios

Qualche anno stavo sistemando un vetusto archivio di un convento a Pisa. Son molto curioso e quindi, oltre alle carte, mi guardavo anche intorno. Trovai una botola che prontamente aprii. Fra ragni e polvere centenaria intravidi un crocifisso. Lo tirai fuori: un bel Cristo in legno scuro, alto quanto me (180 cm), ben fatto. Aveva un perizoma di metallo. Si capiva benissimo che era posticcio.

Nello spolverarlo “accidentalmente” feci cadere il perizoma e mi ritrovai l’immagine di un corpo maschile completamente nudo, a cui però avevano malamente tolto le pudenda. Rimaneva solo una piccola parte.

Niente di strano: un crocifisso nudo in un convento di un ordine religioso che era nato nel medioevo da un gruppo di uomini che si prefiggevano di seguire nudi il Cristo nudo. Ma poi una sorta di pruderie aveva fatto mettere le brachette all’immagine. Come successe al Giudizio Universale. O alla michelangiolesca statua del Redentore in S. Maria sopra Minerva a Roma. Una bella braga… e zac! Tutto a posto.

Mi è tornato in mente quest’episodio sfogliando le news che Google riporta in merito alla mostra Vade retro. Arte e omosessualità. Da von Gloeden a Pierre et Gilles che ora ritorna a Milano, forse per intero, forse monca di qualche pezzo (qui alcune considerazioni su quanto avvenuto finora).

Intorno a questa mostra si è scatenata la follia più pura: si fa, non si fa, si fa se si toglie questo, non si fa perché c’è quest’altro, si allestisce a Napoli, no torna a Milano. Insomma, sì però no. Vedremo come andrà a finire.

Pur considerando alcune opere bruttarelle (ma io non sono un critico e ho visto solo delle foto in rete) credo che l’arte debba potersi esprimere. Liberamente. Da un lato, ovviamente, dev’esserci l’intelligenza di non strafare per il gusto di strafare (tipo la Madonna che piange sperma di qualche tempo fa), dall’altro, però, l’artista deve potersi esprimere liberamente.

Senza voler fare accostamenti irriverenti, La morte della Vergine di Caravaggio viene considerata un capolavoro. Eppure è quanto di più anti ecclesiale ed anti mariano possa esserci. E l’Estasi di Santa Teresa del Bernini, l’avete mai vista? È una donna che sta avendo un orgasmo. In una chiesa. A Roma.

Fare tutto questo baccano per una mostra a tematica omosessuale è fuori luogo, oltre che stupido e sterile dal momento che la bagarre si sta trasformando in un poderoso ritorno pubblicitario (come avvenne con il film L’ultima tentazione di Cristo, ricordate?) In fin dei conti se la mostra non ti piace non la vai a vedere, no?

L’artista deve essere libero di esprimere se stesso, così come il pubblico potenziale deve poter scegliere se visitare o meno una mostra. L’ossequio al politico di turno – di qualunque colore o sfumatura sia – dovrebbe essere irrilevante. Siamo cresciuti. Basta con le braghe e i Braghettone?
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