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Veleni in Comune: Sgarbi chiama la Moratti "Suor Letizia", De Corato prende in giro "Sgarbi writer"

UPDATE 17.00: La mostra è stata annullata. Verrà invece fatta in un'altra città.

di Marco Trabucchi

Ennesimo giro di giostra della telenovela “Vade retro” . Sgarbi meglio di Luttazzi. Le sue ultime esternazioni sono al fulmicotone: «I capi delegazione riuniti nel convento delle Carmelitane con suor Letizia hanno dettato le regole».

In breve è stato deciso che vengano tolte quelle opere che hanno riferimenti alla pedofilia e alla religione e a rischio ci sarebbero 10 opere in meno. Slitta dunque l’apertura che non avverrà domani, nonostante la decisione dell’assessore di rimuovere le due opere incriminate, una raffigurante il volto di Papa Giovanni e l’altra con Sircana.

Chi meglio di Sgarbi può sottolineare un concetto che ci sta a cuore: « Ora in una città democratica c'è una commissione censura. Io ho cercato di contrastare il principio che la censura venga applicata, ma la mia linea non è passata. Il modello di Milano non è Parigi, ma Teheran, Rabat o Tripoli».

E per il povero Vittorio i guai sembrano non finire mai. La scultura di Botero in piazza della Scala è stata imbrattata. Sulla 'Donna in piedi' è comparsa una lettera 'W' vergata con spray arancione (nella foto sopra del Corriere).

E il vice sindaco De Corato non ha perso occasione per tirare una frecciatina all’assessore: «Un commento? Chiedetelo a lui che ha dato ai writers la possibilità di fare un’ esposizione».

Personalmente non vedo il nesso. Come se il writer fosse stato legittimato a imbrattare un’opera d’arte a causa della mostra al Pac (che è stata una bella mostra). Stiamo forse cadendo nell’oscurantismo?

Intanto Botero è intervenuto sulla vicenda definendo "l'imbrattamento" un gesto di inciviltà che deve essere rimosso al più presto.

Ai microfoni di Radio Lombardia ha affermato: «Mi sento male perché questo Paese è molto importante per me. Questo è inammissibile, è un attacco a me come artista da parte di qualcuno che non ama il lavoro e l'arte. Quando si espone un'opera in un luogo pubblico – ha detto Botero – è una dichiarazione di confidenza sulla civiltà del pubblico».

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