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Vade retro omosessuale, la tua arte sarà vietata ai minori di 18 anni

UPDATE: il divieto ai minori è stato tolto, come riporta il Corriere,dopo la decisione di Sgarbi di eliminare dall'esposizione due delle tre opere considerate più provocatorie.

La prima è quella di Paolo Schmidlin, intitolata 'Miss Kitty', un vecchio seminudo con parrucca biondo platino e calze autoreggenti, le cui fattezze del volto ricordano Papa Benedetto XVI. Un'altra è una manipolazione della famosa fotografia rubata di Sircana fermo con la macchina vicino a un transessuale, che nell'opera è trasformato in Gesù (quest'opera era già stata tolta). La terza opera, che invece resta, è l''Ermafrodita' di Paul Schmidt: un uomo nudo con bene in vista un sesso femminile

di Marco Trabucchi

Anche Milano, come altre capitali occidentali (in netto ritardo), indaga il (forte) nesso tra arte e omosessualità e lo mette in mostra con "Vade retro. Arte e omosessualità da von Gloeden a Pierre et Gilles" (Palazzo della Ragione, in piazza dei Mercanti, da oggi fino all'11 novembre), voluta dall'assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi e curata da Eugenio Viola.

Dopo le minacce di sospensione arriva l’annuncio: la mostra è vietata ai minori di 18 anni. Ma le polemiche, inevitabili, già erano iniziate per la scelta del nome da dare alla mostra.

Il primo titolo proposto era “Froci”, troppo forte. Poi era stato pensato “Ecce (H)omo”, accantonato per il riferimento religioso troppo provocatorio. Alla fine il canonico “Arte e omosessualità”, ma con l'aggiunta di un esorcismo (Vade retro) ironico, ma anche pesantemente allusivo, voluto da Sgarbi e accettato dalla comunità gay che, nella persona dell’attivista Giovanni Dall'Orto, direttore di Pride, ha dato il beneplacito alla manifestazione inaugurata ieri definendola “il primo grande evento culturale del genere in Italia”. 

E, fatto incredibile, la mostra ha ottenuto il patrocinio del Comune di Milano (dopo la recente vicenda che ha visto coinvolto il Festival del Cinema Gay Lesbico non era così scontato) e il catalogo ha ospitato una serie di saggi brevi sull'omosessualità e l'arte: oltre a quello del curatore e a due scritti dello stesso Sgarbi, hanno avuto l'onore di realizzare una prefazione anche Ignazio La Russa, Vladimir Luxuria, Marco Mancassola, Ivan Cotroneo e Walter Siti tra i tanti.

Un pout puorri di personaggi trasversali che hanno ribadito l’importanza di una manifestazione come questa. E’ bene citare l’intervento dell’on. La Russa che intende dimostrare la non veridicità del luogo comune che vuole l'uomo di destra omofobo: «Io sono contrario al riconoscimento legale dell'unione tra persone dello stesso sesso ma difendo i diritti degli omosessuali».

Come dire: un colpo al cerchio e uno alla botte. E tra le polemiche è bene chiedersi tra quanto tempo ci vorrà ancora affinché una mostra come questa si svolga senza clamori, senza boutade e senza Sgarbi e le sue provocazioni.

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