Rivoluzione nella gestione dell'urbanistica a Milano: la Cassazione conferma la libertà per Catella, Scandurra e Bezziccheri. Scopri come questa decisione influisce sul futuro dello sviluppo urbanistico della città e le opportunità che ne derivano per il settore immobiliare.

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Di recente, la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza rilevante in merito a un caso di corruzione che coinvolge importanti figure dell’urbanistica milanese. Manfredi Catella, immobiliarista di spicco e CEO di Coima, insieme all’architetto Alessandro Scandurra e al costruttore Andrea Bezziccheri, ha visto respinto il ricorso presentato dalla Procura di Milano. Questa decisione, che ha generato diverse polemiche, ha confermato la revoca degli arresti domiciliari per i tre, come stabilito dal Tribunale del Riesame lo scorso agosto.
Il contesto dell’indagine
Il caso in questione fa parte di un’inchiesta più ampia sulla corruzione legata all’urbanistica a Milano. A luglio, erano scattate le manette per Catella, Scandurra e Bezziccheri. Tuttavia, la successiva decisione del Riesame aveva sollevato dubbi sull’esistenza di gravi indizi di colpevolezza. La Procura aveva quindi emesso un ricorso per cercare di ripristinare le misure cautelari, ma la Cassazione ha ritenuto le sue argomentazioni insufficienti.
Le reazioni della difesa
Gli avvocati dei tre imputati hanno espresso soddisfazione per la decisione della Cassazione. In particolare, Adriano Raffaelli e Francesco Mucciarelli, legali di Catella, hanno sottolineato come questa sentenza rappresenti un riconoscimento della loro estraneità rispetto alle accuse. Secondo la difesa, il Riesame non ha trascurato alcun elemento di prova e ha fornito una lettura razionale dei fatti, confermando la non sussistenza di un accordo corruttivo tra le parti.
Dettagli sul ricorso e la sentenza
La decisione della Cassazione è stata motivata dalla considerazione che le risultanze presentate dalla Procura non dimostravano alcun accordo corruttivo tra Catella e Scandurra. In particolare, la sostituta pg Cristina Marzagalli ha evidenziato che i pagamenti ricevuti da Scandurra erano da considerarsi come compensi per attività professionale e non come parte di una transazione illecita. La Cassazione ha, dunque, accolto le tesi difensive, stabilendo che non ci sono evidenze sufficienti per giustificare le misure restrittive.
Le implicazioni per le figure coinvolte
Oltre a Catella, Scandurra e Bezziccheri, anche altre figure coinvolte nell’inchiesta, come l’ex assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi e l’ex presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni, hanno visto annullate le loro misure cautelari. Questo ha sollevato interrogativi sulla gestione delle indagini da parte della Procura, che deve rivedere la sua strategia.
Il punto di vista istituzionale
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha commentato la situazione, sottolineando la necessità di un dialogo costruttivo con la Procura. Sala ha avvertito che l’attuale impasse non è sostenibile per la città e ha espresso la sua disponibilità a sedersi a un tavolo per discutere le problematiche legate all’urbanistica milanese. Secondo lui, è fondamentale trovare un punto di incontro per evitare che Milano rimanga bloccata in un stallo giuridico.
La recente decisione della Cassazione segna un importante sviluppo nel caso di corruzione urbanistica a Milano. Questo pronunciamento solleva interrogativi su come le istituzioni dovrebbero affrontare le accuse di illegalità in un contesto così delicato.





