Il caso Garlasco riaccende l'attenzione sugli avvocati coinvolti nell'inchiesta Sempio, suscitando interesse e dibattito pubblico sui temi della giustizia e della difesa legale.

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Il caso di Garlasco torna a far parlare di sé, con un focus particolare sugli avvocati che hanno difeso Andrea Sempio nel 2017, quando fu accusato dell’omicidio di Chiara Poggi. Recentemente, la procura di Brescia ha convocato gli ex legali, Federico Soldani e Simone Grassi, per chiarire alcuni aspetti legati a un’indagine che coinvolge l’ex procuratore Mario Venditti, accusato di corruzione in atti giudiziari.
La vicenda si complica ulteriormente con l’emergere di nuovi elementi che suggeriscono un possibile legame tra la richiesta di archiviazione del caso Sempio e presunti pagamenti illeciti. In particolare, un messaggio trovato durante una perquisizione ha colpito l’attenzione degli inquirenti, in cui si accennava esplicitamente a una somma di denaro per ottenere l’archiviazione.
Dettagli dell’indagine
L’indagine ha avuto origine da un biglietto rinvenuto a casa di Andrea Sempio, dove si leggeva: “Venditti Gip Archivia per 20 30 euro”. Questo elemento ha spinto i pm bresciani a indagare ulteriormente sulla figura di Mario Venditti, ex procuratore di Pavia, il quale è ora accusato di aver ricevuto denaro in cambio di favori giudiziari. Anche il padre di Sempio, Giuseppe, è sotto indagine per presunti trasferimenti di denaro che avrebbero potuto facilitare l’archiviazione del caso.
Le testimonianze degli avvocati
Nel corso delle audizioni, gli avvocati Soldani e Grassi hanno fornito la loro versione dei fatti, mentre la madre di Sempio ha dichiarato di aver consegnato denaro ai legali. Queste dichiarazioni si inseriscono in un contesto di crescente preoccupazione riguardo alla trasparenza e all’integrità del sistema giudiziario. La procura intende chiarire se ci siano stati accordi illeciti che abbiano influenzato le indagini sul caso di omicidio di Chiara Poggi.
Il ruolo di Mario Venditti
Venditti, già al centro di varie controversie, sta considerando di denunciare i pm di Pavia per il modo in cui hanno formulato le accuse contro Sempio. L’ex procuratore sostiene che l’imputazione per concorso in omicidio sia infondata, poiché la Cassazione ha stabilito che l’omicidio è stato compiuto da una sola persona. Queste affermazioni sollevano interrogativi sulla condotta della procura e sull’interpretazione delle evidenze disponibili.
Le reazioni e le conseguenze legali
Dopo l’annullamento del decreto di sequestro dei suoi beni, Venditti ha espresso la sua frustrazione per la situazione. Ha dichiarato che la sua carriera di oltre 40 anni è stata messa in discussione da accuse che considera infondate. Il suo avvocato ha già presentato ricorsi per contestare le modalità di indagine e per chiedere la restituzione dei dispositivi elettronici sequestrati. La questione si complica ulteriormente con l’avvio di un nuovo accertamento tecnico sui materiali in possesso della procura.
Il contesto dell’inchiesta
Il caso Garlasco, che risale al 2007, ha visto come unico colpevole Alberto Stasi, condannato a 16 anni di reclusione. Tuttavia, la nuova indagine ha riacceso i riflettori su Andrea Sempio, che all’epoca era stato rapidamente scagionato. Gli inquirenti stanno ora esaminando con attenzione i movimenti finanziari del padre di Sempio, Giuseppe, per determinare se ci siano collegamenti con i pagamenti agli avvocati.
Con l’analisi di questi eventi, si delinea un quadro complesso che coinvolge non solo gli avvocati, ma anche magistrati e figure legate al sistema giudiziario di Pavia. Il coinvolgimento di ex carabinieri e di altri magistrati nel processo di indagine suggerisce l’esistenza di una rete di potere che potrebbe aver influenzato le decisioni legali. La questione della corruzione nel sistema giudiziario rimane quindi un tema di grande attualità e rilevanza.





