La fintech sta cambiando radicalmente il panorama della gestione patrimoniale nel 2025.

Nella mia esperienza in Deutsche Bank, la gestione patrimoniale è sempre stata considerata un settore tradizionale. Tuttavia, i numeri parlano chiaro: il mercato della fintech ha raggiunto un valore di circa 200 miliardi di euro, con un tasso di crescita annuo del 20%.
Il contesto storico evidenzia come l’innovazione sia fondamentale per affrontare sfide significative, come quelle vissute durante la crisi del 2008. Chi lavora nel settore sa che le lezioni apprese da quell’evento hanno spinto le istituzioni finanziarie a cercare soluzioni più agili e reattive. La pandemia ha ulteriormente accelerato questa transizione, rendendo la digitalizzazione non solo utile, ma necessaria.
Le metriche attuali indicano che le piattaforme di gestione patrimoniale digitali gestiscono oltre il 30% degli asset globali, un dato di notevole rilevanza. Questi servizi offrono maggiore trasparenza, costi inferiori e un’esperienza utente senza precedenti, attrattiva soprattutto per i millennial e la Generazione Z.
È importante considerare anche le implicazioni regolamentari. Autorità come la BCE e la FCA monitorano attentamente questo settore, cercando di bilanciare innovazione e protezione degli investitori. La compliance è diventata un tema cruciale, con un aumento della domanda di audit e due diligence per garantire la sicurezza delle transazioni e la protezione dei dati.
Le prospettive di mercato per la fintech nella gestione patrimoniale sono promettenti. Tuttavia, come dimostrato dalla crisi del 2008, il cambiamento comporta rischi. È essenziale che gli attori del mercato rimangano vigili e pronti ad adattarsi, poiché la vera sfida consiste non solo nell’innovare, ma nel farlo in modo sostenibile e responsabile.





