Indagini su tre attiviste femministe di rilievo: accuse di stalking e diffamazione in vista di un possibile processo.

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Una vicenda che ha catturato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica coinvolge tre figure di spicco nel movimento femminista: Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene. Queste attiviste, note per il loro impegno nella lotta contro la violenza di genere, rischiano ora di trovarsi di fronte a un processo per atti di stalking e diffamazione. La procura di Monza, guidata dal pubblico ministero Alessio Rinaldi, ha chiuso le indagini e formulato accuse gravi nei loro confronti.
Le accuse e il contesto legale
Le tre donne sono accusate di essere coinvolte in una presunta campagna di persecuzione nei confronti di due individui, un ragazzo e una ragazza. Questi ultimi avrebbero vissuto un periodo di forte ansia e paura per la propria incolumità. Le indagini hanno rivelato che le attiviste avrebbero adottato comportamenti ripetuti, causando loro un grave danno psicologico e costringendoli a modificare le proprie abitudini quotidiane.
Dettagli delle accuse
Nel documento di accusa, si evidenzia come le attiviste abbiano utilizzato strumenti informatici e piattaforme social, tra cui Instagram, per diffondere affermazioni denigratorie. Le vittime, A.S. e Serena Mazzini, nota online come Serena Doe, hanno denunciato di essere state etichettate in chat pubbliche come ‘abuser’ e ‘manipolatore’. Inoltre, Mazzini è stata accusata di guidare un gruppo di individui con tendenze omofobe, misogine e transfobiche.
Le reazioni delle indagate
Carlotta Vagnoli, attivista coinvolta nella vicenda, ha affermato di aver sempre agito nel rispetto della legge, sostenendo di averlo fatto per tutelare le vittime di violenza. Le tre donne hanno venti giorni per presentare memorie difensive o richiedere un interrogatorio presso la procura, prima che venga presa una decisione definitiva sul rinvio a giudizio. Questo passaggio si rivela cruciale, poiché potrebbe influenzare in modo significativo il futuro legale delle attiviste.
Il contesto della vicenda
La situazione si complica ulteriormente a causa della storia personale tra A.S. e Benedetta Sabene, che hanno intrapreso una relazione nel 2025, successivamente interrotta. Secondo le autorità, la rottura avrebbe innescato una serie di attacchi e provocazioni nei confronti di A.S. e Mazzini, dando vita a una spirale di conflitti online. La procura sta indagando su questa dinamica per ottenere una comprensione approfondita della natura degli eventi che hanno portato alle attuali accuse.
Implicazioni per il movimento femminista
La vicenda in corso solleva interrogativi sulla responsabilità individuale delle attiviste e sul futuro del movimento femminista in Italia. Le accuse di stalking e diffamazione, qualora confermate, potrebbero compromettere la credibilità di chi si impegna per i diritti delle donne, generando un clima di sfiducia e polarizzazione all’interno della comunità. È altresì fondamentale garantire il diritto delle vittime a essere tutelate e ascoltate.
La questione pone interrogativi sull’uso dei social media nel contesto delle attivazioni sociali e dei diritti civili. È imperativo che le battaglie per la giustizia e l’uguaglianza vengano condotte in modo etico e rispettoso, evitando comportamenti che possano danneggiare sia le vittime sia coloro che lottano per i diritti. Con l’approssimarsi del processo, rimane da attendere gli sviluppi di questa complessa situazione.





