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Prolungamento della M5: opportunità o illusione?

Scopri perché il prolungamento della M5 potrebbe nascondere più insidie che opportunità.

Il prolungamento della M5 fino a Monza rappresenta un progetto di trasporti che va oltre il semplice aspetto tecnico; si configura come un gioco politico mascherato da pragmatismo. Matteo Salvini ha dichiarato che l’opera si realizzerà, ma questa affermazione solleva interrogativi riguardo ai numeri e alle scelte sottostanti. I 589 milioni di euro necessari per la realizzazione del progetto sono una cifra considerevole. L’idea di attingere a fondi già stanziati per altre opere pone interrogativi sulla reale priorità degli investimenti.

Il nodo delle risorse: una scelta discutibile

Il piano tecnico prevede undici nuove fermate che si estendono da Bignami fino a Monza, promettendo di collegare la Brianza alla metropolitana di Milano e di servire decine di migliaia di pendolari. Tuttavia, spostare 420 milioni già destinati al prolungamento della M4 da Linate a Segrate non rappresenta solo un atto pragmatico; potrebbe rivelarsi un boomerang per Milano e per l’intera Lombardia.

Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega al Pirellone, sostiene che il progetto della M5 sia “più maturo” e già condiviso con gli enti locali. Questa affermazione solleva interrogativi sulla definizione di “maturo” e sulla reale utilità di sacrificare una linea a favore dell’altra. La risposta non può limitarsi a slogan politici.

Un confronto necessario: M4 vs M5

La posizione di Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd, è chiara: non è accettabile sacrificare una linea per l’altra. Milano e la Lombardia necessitano di entrambe le infrastrutture. La riduzione delle risorse per la M4 rischia di bloccare un progetto cruciale per il futuro della mobilità. In questo contesto, emerge un altro aspetto scomodo: il governo ha reperito miliardi per il Ponte sullo Stretto, mentre per il trasporto locale si è costretti a “scoprire un cantiere per coprirne un altro”.

In un contesto economico fragile, la logica di trasferimento di fondi non sembra garantire un progresso reale. Anzi, rischia di lasciare molte aree, come Segrate, in attesa di un servizio essenziale per i cittadini. È fondamentale evitare che il trasferimento di risorse diventi la norma nella pianificazione delle infrastrutture pubbliche.

Conclusione: un futuro incerto e un invito alla riflessione

Il risultato di questa situazione è una Brianza che intravede il metrò come un miraggio, un Segrate che potrebbe rimanere al palo e un duello politico che avanza più velocemente dei treni non ancora esistenti. È cruciale interrogarsi sulle reali priorità della classe dirigente. È tempo di riflettere sulla gestione delle risorse pubbliche e sulla visione di mobilità da costruire per il futuro.

In un’epoca in cui le promesse politiche spesso si scontrano con la realtà, è imperativo mantenere un pensiero critico. La scelta tra M4 e M5 non dovrebbe essere un’opportunità di opportunismo, ma una possibilità per costruire un sistema di trasporti realmente efficace e integrato.

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