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Milano investe su animali abbandonati: opportunità o spreco?

Milano stanzia fondi per la tutela degli animali, ma sono davvero necessari? La verità è più complessa di quanto sembri.

Diciamoci la verità: il Comune di Milano ha deciso di stanziare contributi fino a 15mila euro per le associazioni che si occupano di animali abbandonati e colonie feline. Un’iniziativa che, a prima vista, sembra lodevole e necessaria. Tuttavia, dietro a questa facciata di altruismo, si cela una realtà che merita di essere esaminata con occhio critico. Non possiamo ignorare il fatto che il denaro pubblico non è infinito e che ogni euro speso in questo settore potrebbe sollevare interrogativi su priorità e gestione delle risorse.

Un aiuto necessario o una moda passeggera?

So che non è popolare dirlo, ma la verità è che l’emergenza degli animali abbandonati è una problematica complessa, che non può essere risolta semplicemente con dei contributi economici. Secondo dati forniti dalle associazioni stesse, in Italia il numero di animali abbandonati continua a crescere, e le risorse disponibili per la loro cura sono sempre più limitate. Se Milano decide di investire 15mila euro per ciascuna associazione, ci si deve chiedere: quali sono i risultati tangibili di tali investimenti? E soprattutto, come vengono gestiti questi fondi?

Le statistiche parlano chiaro: nel 2022, sono stati segnalati oltre 100mila abbandoni di animali sul suolo nazionale. Nonostante le iniziative di sensibilizzazione, il problema non accenna a diminuire. Questo ci porta a riflettere se i contributi economici siano davvero la soluzione o se, piuttosto, non rappresentino un modo per lavarsi la coscienza senza affrontare la radice del problema.

Chi beneficia realmente di questi fondi?

La realtà è meno politically correct di quanto ci piacerebbe pensare. Molte associazioni che ricevono fondi sono spesso piccole realtà con una struttura precaria, dove la passione per gli animali si scontra con la mancanza di professionalità e di know-how gestionale. Questo porta a situazioni in cui, nonostante i buoni propositi, le risorse vengono disperse e gli animali continuano a vivere in condizioni precarie.

Inoltre, è lecito interrogarsi sull’uso che viene fatto di questi fondi. Ci sono associazioni che, pur ricevendo contributi, non forniscono rendicontazione chiara e trasparente. E quindi, chi controlla se questi soldi vengono realmente utilizzati per il benessere degli animali? La trasparenza è fondamentale in ogni intervento pubblico, e senza di essa, il rischio di spreco di denaro pubblico aumenta vertiginosamente.

Conclusione: riflessione o demagogia?

Ciò che emerge da questa situazione è un invito al pensiero critico. Milano ha fatto un gesto che potrebbe sembrare nobile, ma è fondamentale analizzare le reali conseguenze di tali scelte. Stanziare fondi per il benessere animale è certamente positivo, ma non può diventare una scusa per ignorare le problematiche più profonde legate agli abbandoni e alla gestione delle risorse.

Il re è nudo, e ve lo dico io: senza una strategia chiara e una gestione responsabile, questi contributi rischiano di essere solo un palliativo che non porta a cambiamenti significativi. È tempo di chiedere più responsabilità e trasparenza da parte delle istituzioni e di non accontentarci di soluzioni che sembrano belle sulla carta, ma che nella realtà potrebbero non fare altro che perpetuare il problema.

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