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Sound Tracks 2025: un festival di musica e inclusione nella realtà carceraria

Il famoso festival jazz&blues dell'Altomilanese torna con una novità: un concerto nel carcere di Bollate. Un'opportunità di riflessione e cultura.

Diciamoci la verità: il festival jazz&blues Sound Tracks non è solo un evento musicale, ma una vera e propria manifestazione di speranza e cultura. Quest’anno, dopo dodici anni di assenza, il festival torna nel carcere di Bollate, un gesto simbolico che sfida le convenzioni e invita alla riflessione. Ma perché proprio un carcere? La risposta è semplice: la musica, e in particolare il jazz e il blues, ha sempre avuto il potere di unire le persone, di abbattere barriere e di far emergere le emozioni più profonde, anche nei contesti più difficili.

Un festival che va oltre la musica

La ventunesima edizione di Sound Tracks si presenta con un programma ricco di artisti di fama, ma la vera novità è proprio il ritorno nella casa circondariale. Daniela Rossi, presidente del comitato organizzatore, ha sottolineato quanto sia significativo per il festival tornare in un luogo così rappresentativo: “Un intreccio unico di artisti eccellenti, ottima musica e attenzione sociale”. Queste parole non sono solo un modo di dire: la musica diventa qui un mezzo di comunicazione e un canale per l’umanità.

È fondamentale comprendere che la musica non è solo intrattenimento; è anche un potente strumento di cambiamento sociale. La scelta di tornare a Bollate dimostra la volontà di portare un messaggio di cultura e umanità in un contesto dove spesso regna l’oscurità. La storia del festival, che ha preso vita nel 2005 grazie all’ideatore Luciano Oggioni, è un esempio di come la cultura possa e debba confrontarsi con le disuguaglianze sociali. Non è forse il momento di chiedersi cosa possiamo fare noi per sostenere iniziative simili?

La realtà del carcere e il potere della musica

Il carcere di Bollate, noto per le sue politiche di reinserimento, diventa un palcoscenico dove artisti e detenuti possono incontrarsi. “Questa volta siamo noi che da dentro facciamo qualcosa che è fuori”, ha affermato Giorgio Leggieri, direttore del carcere. Questa affermazione forte mette in luce come la cultura possa permeare anche le mura più dure. I concerti del festival non sono solo una forma di intrattenimento, ma un’opportunità per i detenuti di vivere un’esperienza culturale che può stimolare il cambiamento e la riflessione. Non ti fa pensare a quanto sia importante dare voce a chi spesso rimane in silenzio?

La scelta di artisti come i “Superdownhome” e la “Tolo Marton Band” non è casuale: questi gruppi non sono solo musicisti, ma portatori di storie e esperienze che risuonano profondamente con le vite di coloro che vivono in un contesto di emarginazione. La musica diventa quindi un linguaggio universale che parla di speranza, riscatto e comunità. Non è meraviglioso vedere come la musica possa trasformare un luogo di sofferenza in un palcoscenico di speranza?

Un futuro da costruire insieme

Guardando al futuro, è lecito chiedersi: quale sarà l’impatto di un evento come Sound Tracks sui partecipanti? La risposta è complessa, ma una cosa è certa: la musica può abbattere barriere e costruire ponti. Rossi ha evidenziato come la cultura possa “annullare le diversità e comprendere le ingiustizie”. In un mondo sempre più polarizzato, eventi come questo sono una boccata d’aria fresca, un invito a riflettere su quanto sia fondamentale l’inclusione e la comprensione reciproca. Non è tempo di abbandonare le divisioni e abbracciare un futuro condiviso?

In conclusione, il festival Sound Tracks non è solo una celebrazione della musica, ma un’opportunità per tutti noi di rivedere le nostre convinzioni. Non dobbiamo dimenticare che la cultura è un diritto, non un privilegio. Invitiamo quindi a riflettere su cosa significa per noi la musica e come possiamo usarla per creare un mondo più giusto e umano. Non è forse il momento di fare la nostra parte?

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