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Caporalato e rider: la condanna di Gloria Bresciani e le sue conseguenze

Un anno e quattro mesi per l'ex manager di Uber, un caso che scuote il settore

Gloria Bresciani condanna il caporalato nel settore rider
Scopri le conseguenze della condanna di Gloria Bresciani sul caporalato e i rider.

Il caso di Gloria Bresciani

Gloria Bresciani, ex manager di Uber, è stata condannata a un anno e quattro mesi di reclusione, oltre a una multa di 21mila euro, per caporalato. Questa sentenza è il risultato di un’inchiesta avviata nel maggio 2020, che ha messo in luce le condizioni lavorative precarie dei rider in Italia. L’indagine, condotta dal pubblico ministero Paolo Storari e dai nuclei di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, ha rivelato un sistema di sfruttamento che ha coinvolto numerosi lavoratori.

Le modalità di reclutamento e pagamento

Secondo quanto emerso dall’inchiesta, i rider venivano reclutati principalmente nei centri d’accoglienza da società di intermediazione della manodopera. Questi lavoratori, una volta assunti, venivano pagati a cottimo, ricevendo solo 3 euro per ogni consegna. Le condizioni di lavoro erano tali che, se non rispettavano le regole imposte, subivano punizioni attraverso la decurtazione delle mance e dei compensi. Questo sistema ha portato a una situazione di sfruttamento che ha sollevato un’ondata di indignazione tra i lavoratori e l’opinione pubblica.

Le conseguenze legali e i risarcimenti

Durante il processo, centinaia di rider si sono costituiti parte civile, ottenendo risarcimenti da Uber Italy per un totale di mezzo milione di euro, con una media di 5mila euro a testa. La condanna di Bresciani si inserisce in un contesto più ampio di responsabilità legali nel settore, che ha già visto la condanna di Giuseppe Moltini, uno dei responsabili della società di intermediazione, a tre anni e otto mesi. Inoltre, la giudice Teresa De Pascale ha convertito un sequestro di 500mila euro in un risarcimento di 10mila euro a testa per 44 fattorini, per un totale di 440mila euro. Anche altri soci delle società di intermediazione hanno patteggiato pene significative, evidenziando la gravità della situazione.

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