La condanna confermata per l'omicidio di Edith: il padre si esprime sulla sentenza e sui progetti futuri per onorare la memoria della bambina
La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha ratificato la pena di dodici anni di detenzione per Patrizia Coluzzi, attualmente in custodia presso la Rems di Castiglione delle Stiviere. La donna, di 45 anni e madre di due gemelli da una relazione precedente, ha commesso l’omicidio della figlia Edith, di soli due anni, soffocandola con un cuscino nel loro appartamento a Cisliano la notte tra il 7 e l’8 marzo del 2021. Sebbene il sostituto procuratore generale Massimo Gaballo e la difesa avessero richiesto un’assoluzione, i giudici hanno deciso di mantenere la sentenza della Corte d’Assise di Pavia, confermando anche i risarcimenti a favore del padre della bambina e dei nonni, assistiti dagli avvocati Enrico Loasses e Michele Cinquepalmi.
Perizia psichiatrica e motivazioni della sentenza
Durante il primo grado, una perizia voluta dalla Corte di Pavia aveva dichiarato la donna seminferma di mente. Si ritiene che Patrizia abbia agito a causa di un significativo disagio emotivo. Nella notte tragica, fu proprio lei a contattare il soccorso, in modo disperato, avvisando il marito dal quale si stava separando: “Tua figlia non c’è più. Ora puoi anche denunciarmi per sequestro di minore.”
Reazioni e progetti futuri
William Anzaghi, 44 anni, ha condiviso il dolore provato ieri in tribunale, in attesa della decisione riguardante l’appello contro la sua ex moglie, già condannata in primo grado a dodici anni di carcere e cinque in una struttura di sicurezza per l’atroce fatto del marzo 2022. La piccola Edith era ancora una bambina di soli due anni.
Ieri è stata confermata la condanna. È contento della sentenza? “Rifletto sempre sulla stessa cosa: Edith non tornerà più, purtroppo. Niente potrà riporterla indietro, nemmeno una punizione dura. Sarei stato sconvolto da un’assoluzione, sarebbe stato inaccettabile. Sono stati tre anni difficili, ho vissuto un vero inferno. Ho perso mia figlia e sono stato accusato di atti persecutori (Coluzzi aveva sporto denuncia per minacce e stalking, ma le accuse sono state archiviate per mancanza di prove, ndr). Un’assoluzione sarebbe stata una situazione insostenibile. Ora la difesa ha la possibilità di ricorrere in Cassazione. Spero vivamente che non lo facciano. È ora di chiudere questo capitolo: ne ho abbastanza dei tribunali; ogni volta la ferita si riapre.”
Cosa intende fare una volta che il processo sarà definitivamente concluso? “Desidero cambiare vita. Me ne andrò da Milano. Non voglio più essere al centro dell’attenzione; ho bisogno di staccare mentalmente, portando sempre nel cuore il ricordo di Edith. Ho già passato la gestione dei miei due bar a altre persone, uno in zona Wagner e l’altro al Lorenteggio. Adesso non mi occupo più di nulla e intendo essere sempre meno presente, con la speranza di andarmene il prima possibile, perché Milano mi ricorda solo la tragedia. Ma aspetterò fino a quando tutto sarà chiuso.”
Le donazioni fatte in memoria di Edith sono state utilizzate per realizzare un’area giochi a suo nome. Ci sono altri progetti in mente? “Sono molto orgoglioso che il giardino della scuola dell’infanzia comunale Capponi, che Edith avrebbe frequentato, porterà per sempre il suo nome. Grazie alle strutture acquistate con le donazioni, i bambini avranno un luogo dove giocare.”
Recentemente abbiamo aperto una panchina in memoria di Edith, posizionata proprio davanti all’istituto scolastico. Sono desiderosa di sostenere ulteriori progetti in avvenire, affinché l’affetto che nutro per mia figlia possa continuare a spargersi e a generare positività. È solo trasformando la sofferenza che riesco a progredire.