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La prima protesta presso l’istituto Cesare Pozzo riguarda i licenziamenti, nonostante le giustificazioni dell’ente

La Mutual Cesare Pozzo di Milano, fondata nel 1877 come Mutua Macchinisti e Fuochisti, con una base di circa 350.000 assistiti, rispetto all’assistenza sanitaria complementare, ha recentemente assistito finalmente al suo primo sciopero in 145 anni di storia a causa del mancato rispetto del piano industriale 2023 da parte della gestione, comportando dei licenziamenti che hanno portato a una situazione di stress e tensione tra i dipendenti.

A seguito di questo, un presidio è stato organizzato venerdì mattina presso la sede dell’organizzazione in via San Gregorio, con la partecipazione anche della consigliera regionale dei Democratici, Carmela Rozza. Rozza ha espresso la sua solidarietà ai lavoratori in agitazione, definendo i licenziamenti come illeciti, come sostiene anche il tribunale. Rilevando la sua lunga appartenenza alla mutual, così come il suo ruolo di consigliere regionale e componente del Partito Democratico, Rozza ha espresso la sua insoddisfazione per il comportamento di un’organizzazione che opera dalla fine del XIX secolo per offrire assistenza sanitaria ai lavoratori. Rozza sostiene che i dirigenti dell’ente evitano il dialogo con i sindacati e i lavoratori, una pratica che considera inappropriata considerando la necessità di spiegare le ragioni delle attuali difficoltà dell’organizzazione.

Tuttavia, l’ente ha fornito la propria risposta.

In replica alle informazioni emerse recentemente, Andrea Giuseppe Tiberti, a capo del consiglio di amministrazione di Cesare Pozzo, ha rilasciato una dichiarazione ufficiale. Ha sottolineato che la difficile realtà finanziaria della loro impresa è ben nota ai sindacati da svariati anni. Per far fronte alla crisi, la società si è vista costretta a esternalizzare i servizi dell’ufficio del personale, una decisione che ha portato sì al licenziamento di un solo dipendente, ma ha anche garantito un significativo risparmio economico. La società è stata criticata pubblicamente per aver presumibilmente infranto le regole del Ccnl poiché non ha informato adeguatamente i sindacati prima di prendere tale decisione. Secondo Tiberti, però, l’accusa è infondata dal momento che la società ha dovuto effettuare solamente un licenziamento individuale e per motivi oggettivi.

La Cesare Pozzo, in passato, è stata al centro di controversie legali relative ad un presunto raggiro orchestrato da Gianluigi Torzi, finanziere successivamente arrestato a Dubai, che avrebbe sottratto dall’ente circa 15 milioni di euro, investiti in titoli dubbi provenienti dal Lussemburgo. Gli investigatori avrebbero inoltre scoperto dei pagamenti effettuati per fatture fittizie, il cui “destinatari finali” sarebbero stati gli ex dirigenti della Cesare Pozzo, successivamente condannati nel 2023.

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