La richiesta è stata sottoscritta da 23 associazioni italo-ucraine
Ripensare la rappresentazione di opere e spettacoli russi nella stagione 2022-2023. E’ questa la richiesta che alcuni cittadini ucraini e 23 associazioni italo-ucraine hanno rivolto al sindaco Beppe Sala, presidente della Fondazione Teatro alla Scala.
Ucraina, l’appello a Sala: “In Russia strumentalizzano la Scala”
Sostituire tutti gli spettacoli russi in programma, inclusa la Prima del prossimo 7 dicembre, in cui è prevista l’opera “Boris Godunov” di Musorgskij, ispirata all’omonimo testo dello scrittore russo Puskin. Nell’appello, pubblicato anche su change.org, si legge: “mentre in Ucraina venivano tirati fuori dalle fosse di Izyum i corpi di civili con le mani legate, con la corda al collo, e i corpi dei bambini morti ammazzati dalle bombe, dai missili e dai proiettili russi, dal 14 al 25 settembre al Teatro alla Scala di Milano andava in scena il balletto russo ‘Onegin'”.
I media russi hanno già evidenziato più volte che la Scala aprirà la stagione con un’opera russa, strumentalizzando il fatto a fini propagandistici. “I russi sono convinti che il Paese venga percepito come portatore della loro grande cultura, che la politica di Putin sia condivisa dalla maggioranza dei popoli e che si oppongono a Putin solo i politici che rappresentano quel cattivo occidente che vuole distruggere la Russia”.
Ucraina, l’appello a Sala: l’obiettivo
L’obiettivo degli ucraini non è quello di vietare la lingua o la cultura, bensì evitare la riproduzione delle opere russe in segno di rispetto.
L’appello si conclude con la considerazione che, quando la guerra sarà terminata e la Russia stessa sarà diventata un Paese libero, “la stessa opera ‘Boris Godunov’ potrà diventare un simbolo antimperialista per la nuova Russia libera e rigenerata. Ma oggi, nel 2022, il suono della musica di Čajkovskij e di Musorgskij riportano alle rovine di Mariupol, ai bambini violentati e uccisi dai militari russi, ai loro corpi estratti dalle fosse comuni, a quelli strappati alle loro famiglie e trasferiti forzatamente in Russia”.
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