Nell’ambito dell’inchiesta della Procura sulla morte di centinaia di anziani nelle Rsa, tra cui il caso del Pio Albergo Trivulzio, la Finanza ha effettuato una serie di perquisizioni presso l’Istituto Palazzolo Fondazione Don Carlo Gnocchi.
Per quanto riguarda il Don Gnocchi, sono indagati per epidemia e omicidio colposi, anche il dg Antonio Dennis Troisi e il direttore sanitario Federica Tartarone.
La Procura di Milano, in merito alle inchieste per le morti degli anziani nelle Rsa, ha aperto ventidue fascicoli. Doppio blitz e perquisizioni alla Fondazione Don Gnocchi e alla cooperativa Ampast, che proprio il 20 aprile aveva sospeso quei 18 dipendenti che avevano denunciato la Fondazione stessa per la gestione dell’emergenza.
Al centro delle denunce risulta il mancato rispetto delle norme di contenimento e la mancata utilizzazione dei dispositivi di sicurezza individuali.
Secondo i 18 dipendenti, infatti, sarebbero stati “nascosti moltissimi casi di operatori sanitari contagiati dal Covid, benché ne fossero a conoscenza almeno dal 10 marzo”. La fondazione, inoltre, avrebbe “impedito ai dipendenti l’uso delle mascherine per non spaventare l’utenza”.
Dopo queste dichiarazioni, però, i dipendenti sono stati sospesi per cinque giorni e accusati di “aver diffuso a mezzo stampa e televisione il testo della querela sporta nei confronti dell’azienda Ampast e della committente Don Gnocchi”.
La GdF ha requisito nel corso delle ispezioni, cartelle cliniche, documentazioni e comunicazioni anche informali e informatiche con Regioni e Ats. Ma la Fondazione continua a ribadire che “sin dal 24 febbraio e per tutta l’evoluzione dell’emergenza” è stata adottata “la massima cautela possibile, attuando le procedure e le misure precauzionali definite da Iss e Oms, anche quelle riguardanti” i dispositivi di protezione.
Contrariamente a quanto invece denunciato dai dipendenti.
Al momento risultano iscritti nel registro degli indagati il dg Antonio Dennis Troisi, il direttore sanitario Federica Tartarone, il direttore dei servizi medici Fabrizio Giunco, e il presidente dell’Ampast, Papa Waly Ndiaye.