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Prima della Scala, scongiurato lo sciopero

Manca solo il via libera degli orchestrali e poi la Prima della Scala si farà. Speriamo allora che i musicisti siano andati a lucidare i propri strumenti dopo aver saputo del successo nella discussione tra Francesco Rutelli e rappresentanti sindacali.

Sulla contrattazione di secondo livello l'accordo c'è, quell'integrativo in busta paga sulla produzione di recite tra il 2006 e il 2007 che aveva fatto incrociare le braccia ai lavoratori del Piermarini. Cgil, Cisl, Uil e Fials sono usciti dall'incontro di ieri a Roma con ottime notizie per i loro assisistiti e con promesse concrete da portare a Lissner, soddisfatto per il dialogo con in vicepremier nonchè ministro per i beni Culturali, per riaprire subito i contratti.

Intesa trovata o ri-trovata, come la serenità di tutto il mondo culturale in trepidante attesa dell'accordo. La proposta da mettere in atto sarebbe un premio nell'imminente stipendio per la passata produttività e successivamente iniziare a discutere sull'integrativo in base quadriennale.

Ma, c'è sempre un ma, il tutto sarà possibile fatto salvi i singoli bilanci e la non sovrapposizione nazionale. Rutelli ha messo le mani avanti? No, ha solo messo i puntini sulle i. L'idea di metter mano al portafoglio, oltre ad essere nell'aria dall'inizio, può essere venuta per due motivi: primo si sarebbe rischiato troppo con un vero e proprio sciopero il 7 dicembre e secondo il Tristan und Isolde di Wagner diretto da Barenboim porterà in cassa due milioni e ottocento mila euro in una sola serata, sarebbe stato ridicolo non decidere di trattare per questioni economiche.

Alla Prima posti vuoti non ne rimangono, non vanno via come il pane solo le economicissime poltrone della galleria – da 350 a 50 euro – ma forse ci si accaparra al volo un posto in platea per la modica cifra di 2000 euro. In fondo è per una giusta causa e poi non si chiamerebbe Prima della Scala, se non fosse incredibilmente costosa. Certo, mai costosa quanto gli abiti che sfileranno all'ingresso indossati dall'alta borghesia meneghina e qualche starlette, la quale difficilmente saprà distinguere una maschera dal maestro Daniel Barenboim.

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