Continua la polemica sul Coronavirus nata il primo di aprile sulla pagina Facebook del sindaco di Milano Giuseppe Sala.
Insieme ad altri 6 sindaci ha posto delle domande al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. A quanto pare le risposte non sono soddisfacenti e il primo cittadino milanese si è sentito offeso. Una lettera però sembra aver di poco cambiato i toni e aver traslato il discorso su un fronte non-politico.
“Caro Presidente, ti ringraziamo dell’articolata lettera che ci hai inviato nel tardo pomeriggio di ieri, ben diversa per toni e contenuti dalle risposte che ci hai indirizzato attraverso le interviste e i social network”.
Comincia così il lungo post indirizzato ad Attilio Fontana, firmata da 7 sindaci compreso quello di Milano. Dopo aver spiegato il perché i mittenti delle richieste si sono sentiti offesi da Fontana, si continua con altre domande.
“Abbiamo il diritto di chiedere chiarezza su temi fondamentali per la salute dei nostri cittadini senza essere per questo aggrediti”, spiega Sala.
Prima su tutte la questione mascherine: “Regione Lombardia ha effettuato acquisti di mascherine per molti milioni di euro, e contestualmente la Protezione Civile sostiene di aver inviato in Lombardia il 17% di 45 milioni di mascherine. Dove sono tutte queste mascherine?”. Poi l’attenzione si sposta sui più deboli, come li chiama spesso il Sindaco di Milano.
“È confermato ciò che hai detto a proposito degli ospiti delle RSA in una recente conferenza stampa? È davvero tutto sotto controllo e che vengono sottoposti a tamponamento tanto i plurisintomatici che i monosintomatici? Ci chiediamo perché il 29 febbraio sia stata rigettata la richiesta dei gestori di chiudere le residenze agli accessi dei familiari degli ospiti”.
Procede poi con i quesiti sui tamponi. Secondo Sala la Regione Lombardia non userebbe questo strumento come modo per arginare la diffusione, come invece si fa in altri luoghi. “L’auto-isolamento prescritto ad ogni assistito con sintomatologia similinfluenzale non consente infatti di individuare precocemente e di testare anche i familiari e i contatti più stretti. E questo a nostro avviso è un problema”. Infine i test sierologici per l’individuazione degli anticorpi: “La Lombardia non può permettersi di restare indietro su un fronte così importante.
Ti chiediamo sin d’ora d’essere tempestivamente informati su caratteristiche e tempi della sperimentazione che la Regione deciderà di autorizzare”.
Il consueto e ormai videomessaggio del Sindaco di Milano è arrivato anche la mattina del 3 di aprile. Le questioni affrontate questa volta sono la crisi economica che colpirà proprio tutti, ma anche l’ipotesi di una quarantena più lunga.
“Stiamo andando verso una Pasqua in casa e questa mattina abbiamo sentito anche Angelo Borrelli della Protezione Civile ipotizzare le stesse sorti per il primo maggio“.
Niente di sicuro ancora, ma questa sembra la prospettiva più realistica su cui il Sindaco promette di informarsi.
“I nostri conti saranno un disastro“, continua riferendosi sia alle famiglie, che alle azienda, ma anche a Milano in generale.
Tra i numeri persi segnala quello degli aeroporti di Malpensa e Linate, dell’azienda ATM che procede i suoi servizi ma con ben il 95% in meno di passeggeri. Ma il suo pensiero principale va alle famiglie più bisognose che da circa 2.000 diventano più di 20.000. Per questo, insieme al Governo, si sta pensando a soluzioni come ad esempio la borsa della spesa. In conclusione: “Stiamo in casa, non vanifichiamo il lavoro fatto fino adesso”.