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Santa Giulia – Montecity, nell'inchiesta spunta il nome di Giorgio Patelli: si teme anche lo smaltimento illegale di rifiuti tossici

Nell'ormai nota inchiesta sulla bonifica di Santa Giulia, segnala oggi IlRiformista, è emerso il nome dell'imprenditore Giorgio Patelli, futuro marito del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Gli inquirenti vogliono approfondire il suo ruolo quando era socio della Tecno.Geo, una società di consulenza nel settore ambiente che nel 2006 faceva parte del comitato tecnico regionale che doveva presentare le valutazioni di impatto ambientale richieste per la realizzazione di nuove cave (fonte immagine).

Spiega il quotidiano che

"le sue entrate nel mondo imprenditoriale della bergamasca sono dovute all'ottimo rapporto che lo lega a Ottavio Cavalleri, titolare dell'omonima impresa edile, appaltatrice di numerose infrastrutture lombarde. Il nome di Patelli salta per la prima volta fuori in consiglio regionale il 14 gennaio del 2002. I consiglieri di centrosinistra chiedono un'interrogazione urgente all'assessore Nicoli Cristiani, per l'autorizzazione rilasciata dallo stesso per la cava in località 'Crodello' di Pontoglio in provincia di Brescia riguardante un'opera stradale in ValSeriana, subappaltata in parte alla ditta Cavalleri"

I consiglieri chiedevano se la giunta non ritenesse opportuno "verificare l'esistenza di eventuali analoghe situazioni riguardanti l'operato del dott. Patelli, nella duplice qualità di operatore del settore e componente di un Comitato che si esprime sulle autorizzazioni".

Iniziò un processo per tangenti: Cavalleri fu condannato per aver falsificato alcuni documenti dell'Anas per giustificare le estrazioni e Patelli fu sentito come testimone.

Insomma, l'inchiesta sulla bonifica dell'area Montecity-Santa Giulia, iniziata nel febbraio scorso, continua ad espandersi a macchia d'olio.

Come segnala il Cittadino di Monza a Brianza è stato sentito per 10 ore anche l'assessore regionale Massimo Ponzoni come testimone. Che fa sapere:

"Sono tranquillo e sereno. Sono stato chiamato in qualità di assessore e ho spiegato quello che potevo conoscere"

Presto saranno sentiti anche i suoi predecessori che hanno avuto la delega all'ambiente. Potrebbero però essere dietro l'angolo altri retroscena, anche piuttosto inquietanti, se leggiamo un articolo pubblicato oggi da IlGiornale.

Si starebbe infatti per aprire un nuovo capitolo, di cui si era già accennato qualche settimana fa: ci sarebbe un'ipotesi di smaltimento illegale di rifiuti tossici e ci sarebbero anche infiltrazioni della criminalità organizzata.

Ai due pm titolari dell'inchiesta, Laura Pedio e Gaetano Ruta, si sono aggiunti altri due magistrati: il primo è Frank Di Maio, che dovrà accertare "se i materiali inquinanti scaricati nel corso degli anni nei terreni di Rogoredo dalla Montedison non siano ancora sotto Santa Giulia". Il secondo appartiene alla Direzione distrettuale antimafia, e ha lavorato a un'inchiesta sulle aziende di movimento terra legate alla 'ndrangheta che operavano in Lombardia.

Quella stessa indagine, come scriveIlGiornale:

"ha portato poche settimane fa all'arresto di 17 persone legate alle cosche dei Barbaro-Papalia. È il business degli scavi e dello smaltimento dei rifiuti"

Gli investigatori stanno cominciando a seguire le tracce dei mezzi che scaricano rifiuti nelle cave lombarde:

"Una di queste porta a una discarica del vercellese, aperta da una delle società di Giuseppe Grossi […]. Una discarica che, fatto strano, si trova nella riserva naturale di Baragge, in Piemonte. In quei terreni sarebbe stata scaricata parte dei materiali di scavo provenienti da Santa Giulia, grazie a viaggi notturni (con una cinquantina di mezzi) organizzati da una società di trasporti in odore di mafia. Risultato, sottosuolo contaminato da Ddt.

La Gdf ha acquisito in Provincia il piano di caratterizzazione di Santa Giulia,

"ossia i documenti relativi alle prime fasi della bonifica. Per lo stesso motivo, ora, anche l'antimafia cerca di capire che fine abbia fatto la terra contaminata. […] È la criminalità organizzata che, fin dall'inizio, gioca un ruolo in questa vicenda. In fondo, era stato Grossi, prima di essere arrestato, a dirlo ai pm"

Grossi aveva messo a verbale:

"Mi ero reso conto che la Sadi di Torino (una delle società del gruppo Green Holding n.d.r.) era in mano a un clan malavitoso calabrese"

IlGiornale prosegue:

"Ma è solo uno dei siti nel mirino di pm e Guardia di finanza"

Si torna infatti a parlare anche dell'inchiesta sul Piano Cave di Bergamo (e qui torniamo a Patelli). L'indagine è costata il posto a Cinzia Secchi, per quasi vent'anni direttore generale dell'assessorato all'Ambiente. La Secchi e Patelli si conoscono bene come scrive IlRiformista.
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