Chi era Luciano Foà: la sua vita e il suo lavoro determinante per la cultura italiana di fine novecento.
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Luciano Foà è uno dei personaggi più importanti della cultura milanese ed italiana. Grazie a lui e alla sua casa editrice Adelphi, sono stati stampati e distribuiti alcuni dei libri più importanti del Novecento, libri che per altre case editrici erano considerati “scomodi”, da mettere da parte, nascondere. Una svolta che cambierà la sua vita, che in precedenza, proprio come quei libri, era stata messa da parte, a rischio estinzione, a causa delle sua religione ebrea. Così come lui è sopravvissuto, la stessa sorte ha donato a questi libri. Andiamo dunque alla scoperta di Luciano Foà, colui che ha gettato le basi delle nostre lezioni di italiano, filosofia e in generale della cultura italiana ed europea.
Luciano Foà: la vita prima di Adelphi
Luciano Foà nasce a Milano nel 1915 e possiamo considerarlo figlio d’arte, visto che nel 1898 suo padre Augusto aveva fondato l’agenzia letteraria internazionale, ALI. Grazie all’opera di Augusto Foà, nonostante l’avvento del fascismo, furono molti i libri stranieri che si cercò di introdurre in Italia. A lui dobbiamo l’introduzione nel panorama italiano di Arthur Conan Doyle, passato alla storia per aver inventato Sherlock Holmes, e Rudyard Kipling, autore de Il Libro della Giugla. Nel 1933 Luciano Foà inizia anche lui a supportare il padre nella ricerca di nuovi autori. Qualche anno dopo, Luciano stringe amicizia con Roberto Bazlen, un’amicizia che sarà fondamentale per il suo futuro. Grazie al loro lavoro molti furono i testi stranieri pubblicati da editori italiani. Furono loro ad esempio a far pubblicare nel 1937 “Via col Vento” alla Mondadori. Fu proprio Bazlen a implorarlo poi di battezzarsi, e diventare cattolico, per sfuggire ai rastrellamenti quando poi vennero imposte le leggi razziali. Nel frattempo è sempre Roberto che lo porta a conoscenza del progetto di Adriano Olivetti per costruire una nuova casa editrice che pubblichi autori ostacolati dal regime o dalla paura delle case editrici di pubblicare testi poco adatti alla società di quel tempo. In Italia però la situazione diventa sempre più difficile e Luciano è costretto a lasciare nel 1942 Milano e spostarsi ad Ivrea, dove dovrà scappare nuovamente nel ’43 a causa dell’invasione tedesca, alla volta della Svizzera col supporto di Olivetti. Qui però non ricevette l’accoglienza che sperava. Fu prima internato in un campo di lavoro. Poi ottenne la libertà vigilata a Ginevra dove continuò a tessere rapporti con gli intellettuali dell’epoca. Solo nel 1945 riuscì a ritornare in Italia e ai libri, e riprese il lavoro all’ALI, tuttavia il seme piantato anni prima, quello di fondare una casa editrice nuova e “più aperta”, germoglierà lo stesso poco dopo.
La collaborazione con Einaudi
Nel 1951 Foà decide di cedere la gestione dell’ALI a Erich Linder, per diventare segretario generale dell’Einaudi di Torino. Sono questi gli anni in cui Foà cresce e diventa sempre più un vero e proprio editore. E’ grazie a lui infatti che viene pubblicato il Diario di Anna Frank. Sarà lui a incontrare e far pubblicare “L’io e l’inconscio” di Jung. Tuttavia si sentiva sempre ostacolato nel suo lavoro e quando poi Einaudi decise di non pubblicare le opere di Nietzsche si decise che era arrivato il momento di aprire quella casa editrice, che già anni prima aveva immaginato di fondare Olivetti.
La nascita di Adelphi
Fu così che nel 1962 Luciano Foà, l’amico e mentore Roberto Bazlen e Roberto Olivetti, figlio di Adriano, fondarono la casa editrice Adelphi. Le prime opere pubblicate, quasi come a manifesto della nuova casa editrice, furono proprio le opere di Nietzsche. Subito dopo Robinson Crusoe di Defoe. Luciano Foà diventa qui solo editore ma anche traduttore per alcuni libri tra cui ricordiamo i libri di Joseph Roth, Robert Walser e Johann Wolfgang von Goethe, Hemingway. Con loro negli anni collaborano Alberto Zevi, Roberto Calasso, Claudio Rugafiori, Piero Bertolucci, Nino Cappelletti, oltre a Giorgio Colli. Una casa editrice che grazie al loro lavoro ha fatto conoscere al pubblico italiano libri come “Se questo è un uomo” di Primo Levi, Il processo di Kafka, Siddartha di Hesse, L’insostenibile leggerezza dell’essere di Kundera. L’obiettivo era portare ai lettori non la cultura del tempo, troppo ancorata alle mode e alle influenze del tempo, ma una “luna nuova”, proprio come rappresentato dal logo della casa editrice, simbolo di morte e rinascita e rivolta a tutti, Adelphi infatti significa fratelli solidali.
Luciano Foà oggi
Foà resta ancora oggi uno dei personaggi più importanti della cultura italiana. Una vita degna di un film, che soprattutto oggi rappresenta una fonte d’ispirazione per imparare ad uscire dai momenti difficili che stiamo attraversando, attraverso la cultura. Ma anche un esempio che ci ricorda l’importanza delle parole, soprattutto oggi, dove sui social network e in politica, si usano sempre più parole che sono vere e proprie violenze verbali o atti di razzismo. Il lavoro di Foà invece è stato proprio quello di ampliare le nostre vedute, per accettare l’altro, il diverso. Otto Frank, padre di Anna Frank, in un intervista alla Rai dichiarava: “I giovani mi dicono che dopo aver letto il diario di Anna, si sono resi conto di avere una responsabilità verso gli altri.” Ritengo che questa frase racchiuda in se tutta la potenza e la speranza del lavoro di Luciano Foà.