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Il ritorno a scuola in Lombardia tra supplenze e smartphone vietati

Un'analisi provocatoria sul nuovo anno scolastico in Lombardia tra numeri preoccupanti e decisioni controverse.

In Lombardia, le campanelle della scuola suonano nuovamente, ma il clima attuale è lontano da un’atmosfera festosa. Gli studenti tornano in aula, ma con loro si presenta un sistema che non riesce a garantire stabilità. Le supplenze si accumulano, i posti vacanti aumentano e i cambiamenti normativi stravolgono la quotidianità delle classi. La situazione appare quindi piuttosto critica.

Numeri scomodi e assunzioni insufficienti

I dati forniti sono significativi: durante la prima fase di stabilizzazione, sono stati assunti 3.637 docenti, di cui 750 sul sostegno e 1.248 insegnanti di religione. Tuttavia, il quadro non è del tutto positivo. Solo il 36% dei posti di ruolo è stato coperto, mentre per il sostegno la percentuale è ancor più bassa, attestandosi al 14%. A settembre, ci si ritrova quindi con circa 24mila supplenze per i docenti e oltre 6mila per il personale ATA. Inoltre, un dirigente scolastico su quindici è ancora in attesa di nomina. La presenza di insegnanti precari è allarmante e la continuità didattica, in particolare per gli alunni con disabilità, è seriamente compromessa, poiché questi studenti vedono cambiare insegnante ogni anno, generando confusione e disorientamento.

La questione della continuità didattica rappresenta solo la punta dell’iceberg. In una situazione così critica, sorgono interrogativi su come garantire una formazione adeguata e un ambiente scolastico stimolante. Gli studenti non sono semplicemente numeri; sono individui con necessità di stabilità e supporto, e il sistema attuale sembra incapace di fornire tali fondamenta.

Il divieto degli smartphone: una scelta divisiva

In questo contesto già complesso, emerge una novità controversa: il divieto totale degli smartphone negli istituti superiori, non solo durante le lezioni ma per l’intera permanenza a scuola. Questo provvedimento ha diviso la comunità scolastica. Alcuni lo considerano un passo necessario per riappropriarsi della didattica e ridurre le distrazioni; altri, al contrario, lo vedono come un’imposizione dall’alto, destinata a generare conflitti tra studenti e docenti.

Il re è nudo, e ve lo dico io: vietare gli smartphone non risolverà i problemi di fondo della scuola. Potrebbe, al contrario, amplificare il disagio, generando una nuova forma di ribellione tra i ragazzi. Gli smartphone sono diventati strumenti di comunicazione essenziali per i giovani e la loro esclusione potrebbe portare a un isolamento sociale, nonostante le buone intenzioni dei legislatori. La questione richiede una riflessione approfondita.

Conclusioni che disturbano e invitano alla riflessione

Il ritorno a scuola in Lombardia non si limita al suono delle campanelle, ma rappresenta un insieme di sfide da affrontare con serietà e responsabilità. Le emergenze strutturali non possono essere ignorate e le soluzioni devono andare oltre misure superficiali. È fondamentale che la comunità scolastica si unisca per cercare risposte concrete e durature, piuttosto che affrontare i problemi con provvedimenti punitivi o restrittivi.

È opportuno riflettere criticamente sulla situazione attuale. È davvero possibile ignorare il disagio che permea il nostro sistema educativo? La vera sfida consiste nel costruire un ambiente scolastico che risponda ai bisogni di tutti gli studenti, senza eccezioni.

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