Il Questore di Milano interviene dopo le proteste nel ristorante di alta cucina

Argomenti trattati
Proteste al ristorante Cracco
Il ristorante Cracco, situato nella storica Galleria Vittorio Emanuele II di Milano, è stato teatro di recenti proteste da parte del movimento ambientalista Ultima Generazione. I membri del gruppo hanno messo in atto una serie di azioni di protesta, culminate in un’occupazione pacifica del locale. Durante le manifestazioni, avvenute nei giorni 19, 23 e 26 marzo, i partecipanti hanno esposto uno striscione con la scritta “Ultima Generazione – Il Giusto Prezzo” e si sono seduti a terra, bloccando l’accesso ai clienti.
Provvedimenti del Questore
In risposta a queste azioni, il Questore di Milano, Bruno Megale, ha emesso un totale di 7 avvisi di avvio del Foglio di Via Obbligatorio e 11 DACUR (divieto di accesso nei locali pubblici) nei confronti di 12 persone coinvolte. I Fogli di Via Obbligatori, che impediscono ai destinatari di tornare nel comune di Milano, sono stati notificati a 4 cittadini italiani e 3 cittadine italiane. Inoltre, due cittadine hanno ricevuto Fogli di Via Obbligatori della durata di due anni.
Misure di sicurezza e ordine pubblico
I DACUR, invece, vietano l’accesso e la permanenza nelle immediate vicinanze degli esercizi pubblici nel centro di Milano. Queste misure sono state adottate per garantire la sicurezza e l’ordine pubblico, proteggendo la fruibilità degli spazi urbani da parte della cittadinanza. Il Questore ha sottolineato che tali provvedimenti sono essenziali per mantenere un ambiente sereno e accessibile, specialmente in aree ad alta affluenza come quella della Galleria Vittorio Emanuele II.
Il contesto delle proteste
Le azioni di Ultima Generazione si inseriscono in un contesto più ampio di attivismo ambientale, dove i gruppi cercano di attirare l’attenzione su questioni urgenti legate al cambiamento climatico e alla sostenibilità. Tuttavia, la modalità di protesta ha sollevato dibattiti sulla legittimità e sull’efficacia di tali azioni, specialmente quando si tratta di interferire con attività commerciali e la vita quotidiana dei cittadini. La questione rimane aperta, con opinioni divergenti su come bilanciare il diritto di protesta con il rispetto per l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini.