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Il giudice per le indagini preliminari di Milano ha deciso di archiviare il caso riguardante l’ex assessore Giulio Gallera e l’ex direttore del welfare Luigi Cajazzo in relazione alla gestione del Covid

L'inchiesta sulla gestione della pandemia di Covid si conclude senza risultati: le accuse contro Gallera e Cajazzo abbandonate. Le decisioni giudiziarie e la responsabilità del Governo

Milano, 14 ottobre 2024 – L’inchiesta riguardante la gestione della prima fase della pandemia di Covid giunge a una conclusione senza risultati. Anche le ultime accuse, emerse dall’indagine condotta a Bergamo contro l’ex assessore alla Sanità della Lombardia, Giulio Gallera, e l’ex direttore generale del welfare, Luigi Cajazzo, sono state abbandonate. La Procura di Bergamo aveva imputato a entrambi l’inefficienza nell’attuare un piano regionale per fronteggiare la diffusione del virus.

Le decisioni giudiziarie

Dopo le archiviazioni dell’anno passato riguardanti reati di epidemia e omicidio colposo contro il Presidente Attilio Fontana e Giulio Gallera, la giudice milanese Rossana Mongiardo ha recentemente chiuso anche il caso per “rifiuto in atti d’ufficio”. Tale decisione è avvenuta in seguito alla domanda formulata dalla Procura e rimanda alle motivazioni già adottate per altri indagati dal tribunale di Brescia, che si occupa di reati legati a funzioni ministeriali. La questione relativa a Gallera e Cajazzo è stata trasferita a Milano, che sostiene quanto affermato in precedenti pronunce. Non soltanto è stato escluso qualsiasi reato, ma il giudice ha affermato che non vi era neppure un’intenzione dolosa da parte dei due coinvolti.

“La Regione ha operato in modo adeguato.”

Nel documento si afferma che “i principali attori coinvolti, inclusi gli attuali indagati, si sono mobilitati per evitare conseguenze negative derivanti da un evento inaspettato e significativo, capace di avere effetti letali a livello globale”. La sentenza analizza poi le ragioni che avevano portato a precedenti archiviazioni riguardanti anche l’ex Premier Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, relativamente all’accusa di non aver attuato un piano per una pandemia. Si sottolinea che la mancata adozione di atti operativi del piano nazionale e regionale per le malattie endemiche non può essere considerata inopportuna, poiché, come emerso dalle indagini, tali piani sarebbero stati inadeguati a gestire un’epidemia di portata mondiale, suggerendo piuttosto la necessità di un nuovo piano con misure più efficaci. Inoltre, il giudice afferma che era responsabilità del Governo attivare il piano pandemico. “L’implementazione di tali misure straordinarie non può essere procrastinata – si legge nel provvedimento – dato che l’obbligo di agire senza indugi riguarda esclusivamente atti per i quali non è prevista alcuna discrezionalità (cosa che non si è verificata nel presente caso, in quanto si trattava di decisioni completamente discrezionali). In effetti, la scelta di attivare o meno il piano nazionale pandemico era interamente nelle mani del Governo, considerando che l’accordo Stato/Regioni, che ha portato all’adozione del piano, rappresenta una fonte normativa secondaria e non è vincolante dal punto di vista giuridico”.

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