Milano – A distanza di tre mesi dall’assoluzione del sindacalista accusato di molestie sessuali su un’hostess, la Corte d’Appello milanese rende pubbliche le sue motivazioni, alimentando così il sentimento di incredulità derivante dal verdetto. Il giudice, confermando il risultato del primo processo, sottolinea che “l’accusato non ha usato alcun tipo di violenza, nonostante si sia verificato un effettivo contatto fisico repentino, che ha messo la vittima in una situazione di impossibilità totale di evitare l’azione”. L’azione “non ha certamente annullato ogni potenziale reazione della vittima, avendo durato per un periodo”, “20-30 secondi”, che “avrebbe permesso alla stessa di potersi allontanare”. Si ritiene quindi che mezzo minuto di inerzia sia un periodo troppo lungo per poter configurare un crimine di violenza sessuale. In altre parole, la presunta vittima, per essere considerata tale, avrebbe dovuto mostrare una reazione prima, nonostante, come sottolineato dalla Corte, si sia trovata nell’impossibilità di resistere alle pesanti avance, che comunque non sono considerate manifestazioni di violenza.
Fondamentalmente, afferma la Corte nelle sue cinque pagine di argomentazione, che in questa situazione i “requisiti” di “violenza, minaccia o abuso di autorità” necessari per qualificare un atto come violenza sessuale sono assenti. Inoltre, sostiene che “la posizione e il ruolo tenuto dall’accusato non hanno effettivamente esercitato alcuna supremazia” su di lei. Secondo il tribunale, non esiste in questo caso “l’idea di atti sessuali improvvisi con impatto penale”, perché la stessa parte civile ha sottolineato come “le carezze e i baci sono durati circa trenta secondi, durante i quali lei ha continuato a sfogliare e leggere i documenti”. I giudici ritengono inoltre che la donna non sia stata indotta a uno “stato di paura” a causa della corporatura dell’accusato, poiché “questo tribunale ha avuto modo di confermare che si tratta di una persona di dimensioni completamente normali”.
Nel frattempo, il sostituto procuratore generale di Milano, Angelo Renna, aveva richiesto un cambio della sentenza di primo grado dal Tribunale di Busto Arsizio (Varese) nel 2022, chiedendo la condanna del leader sindacale.
Per quanto riguarda la difesa, l’accusato, Raffaele Meola, ex sindacalista della Cisl accusato di abuso su una hostess che gli aveva chiesto aiuto nel marzo 2018 per una questione sindacale, si è sempre proclamato innocente. L’incidente è avvenuto all’aeroporto di Malpensa dopo le 18 quando gli altri rappresentanti sindacali erano già partiti. L’uomo ha immediatamente negato ogni accusa.
“Il mio cliente” – ha dichiarato il suo avvocato, Ivano Chiesa – “non ha avuto modo di captare alcun dissenso iniziale, ma ha immediatamente interrotto quando la presunta vittima ha espresso la sua opposizione”.
La Contestazione
Tuttavia, la presunta vittima sembra essere pronta a controbattere in appello. “Ci rivolgeremo alla Corte di Cassazione” – ha garantito Maria Teresa Manente, a capo dell’ufficio legale di Differenza Donna, subito dopo la proclamazione della decisione il 24 giugno – “perché questo verdetto rappresenta un grande passo indietro di tre decenni e nega tutto il corpus giurisprudenziale della Corte di Cassazione, che per oltre un decennio ha sostenuto che un atto sessuale, eseguito repentinamente, subdolamente, senza verificare il consenso della donna è un crimine di violenza sessuale”.