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Andrea Pozzer, leader del gruppo di ricerca sulla chimica atmosferica del ‘Max-Planck Institut’, nell’aprile 2021, aveva scritto in una lettera: “Posso confermare, in base alle attuali conoscenze scientifiche, che il particolato fine ha un effetto sulla salute umana, sia per brevi che per lunghe esposizioni, e che un’alta presenza del particolato può significativamente aumentare la mortalità dovuta a infezioni da Covid-19”.
Attualmente la lettera è depositata al Consiglio di Stato, in un ricorso firmato dall’associazione ‘Cittadini per l’aria’ contro il piano per la riduzione degli inquinanti atmosferici della Regione Lombardia. La comunità scientifica sta esaminando e valutando radicate correlazioni tra inquinamento e pandemia.
Secondo una meta-analisi, svolta dal centro della ricerca ambientale tedesca ‘Helmholtz’, a seguito degli studi su 65 milioni di casi e 264 mila decessi, è stata individuata una “significativa associazione per la mortalità tra biossido di azoto, Pm2,5 e Sars-Cov-2 per esposizioni agli inquinanti su base annuale.
Per esposizioni a breve termine il biossido di azoto è associato all’incidenza di infezioni per Sars-Cov-2 e influenza“.
Inoltre, gli stessi ricercatori hanno divulgato una scheda informativa, all’interno della quale sono riportati gli elementi alla base dell’associazione: l’inquinamento dell’aria può abbassare le difese immunitarie; l’esposizione agli inquinanti atmosferici può portare a uno stato di infiammazione cronica di basso livello; l’inquinamento è stato associato con patologie croniche -patologie cardiovascolari, diabete- che sembrano rendere l’organismo più vulnerabile ed esposto ai virus.
Non più tardi di qualche mese fa, il Cnr –Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati-, insieme al Grenoble Institute of Technology e alla Fondazione ‘E. Amaldi’ ha pubblicato la ricerca “Analisi degli aspetti chimico-fisici ambientali che hanno favorito la diffusione della Sars-CoV-2 nell’area lombarda”.
Il ricercatore Cnr-Ismn, Roberto Dragone, ha annunciato: “I risultati ottenuti mostrano una buona correlazione tra l’insorgenza dei sintomi da Covid-19, inquinamento atmosferico e condizioni climatiche registrati in Lombardia tra febbraio e marzo 2020.
Tra i possibili meccanismi riconducibili agli inquinanti chimici atmosferici non si può escludere la sensibilizzazione dell’organismo all’attacco virale per abbassamento delle difese immunitarie“. Infine, lo studio di Eric Coker, epidemiologo americano, insieme ai ricercatori della ‘Cattolica’ di Milano e Brescia ha quantificato lo scorso anno che “un incremento di 1 microgrammo per metro cubo di particolato fine è collegato con un aumento del 9% della mortalità da Covid-19″.
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