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Protesta dei lavoratori del turismo: “Stiamo morendo di fame, governo risponda”

Crisi per i lavoratori del turismo, a Milano è protesta in Prefettura: "Siamo senza reddito e senza cassa integrazione. La politica ci deve aiutare".

Protesta dei lavoratori del turismo Stiamo morendo di fame, governo risponda

Il settore alberghiero è in crisi, una condizione che nell’emergenza covid-19 era decisamente inevitabile e allo stesso tempo prevedibile dalle istituzioni. Milano, al cuore del focolaio italiano, riflette esaurientemente quella che è la condizione dei lavoratori, degli associati e delle cooperative che in questo momento si trovano in grande difficoltà.

La protesta dei lavoratori del turismo

“La cassa integrazione non arriva, siamo senza busta paga e il nostro lavoro è sospeso. I politici non hanno idea, stiamo morendo di fame, per loro va tutto bene, tanto lo stipendio non glielo toglie nessuno” queste alcune delle testimonianze raccolte nei pressi di Corso Monforte ai piedi del palazzo della Prefettura milanese, lì dove nella mattinata del 18 giugno ha preso posto il presidio dei lavoratori del settore turistico riuniti sotto le sigle sindacali Filcams, Fisascat e Uiltucs.

La nota dei sindacati

In una nota le associazioni hanno ricordato che “Cameriere ai piani e facchini sono da oltre 3 mesi senza reddito, in quanto la maggior parte delle loro aziende non ha anticipato l’ammortizzatore sociale e l’INPS in molti casi non ha ancora pagato neanche il mese di marzo! Ma non solo. Per il ‘decreto rilancio‘ gli addetti degli appalti degli alberghi non sono considerati come settore ‘turismo‘ pertanto non possono usufruire in maniera consecutiva delle ulteriori 4 settimane di ammortizzatori sociali che, pertanto, potranno essere attivate solo da settembre con un drammatico buco nei mesi di giugno, luglio e agosto“.

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Una delegazione di rappresentanza dei manifestanti ha inoltrato la richiesta formale per costituire un tavolo di confronto con le istituzioni. Nell’attesa di una risposta che non è pervenuta si sono susseguiti gli interventi di alcuni dei lavoratori presenti in Largo 11 settembre. La maggior parte di loro fa parte di una cooperativa, strutture piegate economicamente dal coronavirus, altri invece sono stagionali e senza tutela. Un’intera categoria rischia il tracollo definitivo, a settembre i numeri occupazionali in questo settore potrebbero decretare un amaro verdetto.

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