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Coronavirus, il proprietario della discoteca Pelledoca: “Una situazione disastrosa”

Le autorità chiudono le discoteche per far fronte all'emergenza Coronavirus a Milano, l'appello di Rudy Beffa proprietario del Pelledoca: "Cosi ci mettono in mezzo a una strada".

Pelledoca Milano

La Lombardia resta la regione maggiormente coinvolta nell’epidemia del Coronavirus. Da un lato l’emergenza sanitaria, dall’altra quella economica, che coinvolge soprattutto i proprietari di locali aperti al pubblico: bar, ristoranti, pizzerie e soprattutto discoteche, costrette a tenere chiuse le porte ai clienti. A raccontarci gli effetti che il Coronavirus sta apportando alla sua attività, è Rudy Beffa, proprietario del Pelledoca Music & Restaurant di Milano.

Ai nostri microfoni, Rudy Beffa descrive la situazione difficile che sta affrontando nelle ultime settimane e quel senso di responsabilità che fa soffrire quando non si hanno i soldi per pagare gli stipendi ai propri dipendenti. Le misure adottate dal Comune di Milano e dal Governo, secondo il proprietario del Pelledoca, hanno “bloccato la nostra economia”. Aleggia “troppo allarmismo” e serve “far ripartire il lavoro”. Invita il governo a “rimediare agli errori commessi in buona fede” e agli italiani chiede “più positività”.

Coronavirus, Milano si ferma

“Musei, cinema, teatri aperti”, è l’appello di Vittorio Sgarbi. Ma a urlarlo a gran voce ci sono anche tanti proprietari di importanti attività nel cuore della città meneghina, da ormai troppo tempo bloccati a causa del Coronavirus.

Rudy Beffa ci racconta la situazione allarmante che sta affrontando durante l’emergenza Coronavirus, la quale sta danneggiando le attività di cui è proprietario a Milano. “La nostra discoteca è chiusa. Il ristorante è aperto, ma le prenotazioni mancano, ha spiegato. E ancora: “Ho bloccato i fornitori, non riuscirò neppure a pagare gli stipendi ai miei dipendenti.

Quindi ha confidato: “Spero che la situazione si risolva presto, ma temo sarà lunga. La situazione è drammatica”. “Danno disposizione all’Ikea di aprire la domenica, ma cinema e discoteche restano chiuse: serve più positività”, è il suo invito. Misure come “il metro di distanza al ristorante”, a sua detta, “non serve a niente”. Al contrario, “si mette ancora più paura alla gente”.

Sui provvedimenti per contrastare il Coronavirus adottati dal Comune di Milano, il proprietario del Pelledoca ha commentato: “Non si può bloccare l’economia di Milano e fermare il lavoro dell’intero Paese. Ci mettono in mezzo a una strada.

Quindi Rudy Beffa ha aggiunto: “Ho 11 dipendenti fissi e 30 che vengono chiamati a serata: né io né loro riusciamo a portare a casa lo stipendio. C’è troppo allarmismo e troppe misure restrittive: non si può non far lavorare la gente. Hanno sbagliato tutto: bisogna trovare una soluzione e, allo stesso tempo, non togliere lavoro” ai molti dipendenti e imprenditori italiani. A causa di “un’influenza un po’ più letale delle altre, si rischia di mettere in ginocchio la nazione”.

Come risollevare l’economia italiana

Quando l’emergenza dettata dall’epidemia Coronavirus si sarà attenuata “spero potremo aiutarci l’uno con l’altro. Adesso, tuttavia, ci sono concorrenti che aprono quando non dovrebbero”. Quando si risolverà l’allarme Covid-19, “spero che si riavvii l’economia italiana spendendo soldi in Italia”. Più precisamente: Comprare prodotti italiani e trascorrere le proprie vacanze in Italia sono le prime cose da fare”.

Per ora, tuttavia, lui e alcuni suoi colleghi devono far fronte a una situazione allarmante. Infatti, ha raccontato: “La moglie di un mio amico, che lavora in un hotel a 5 stelle, è stata lasciata a casa”. Non solo: “Il fatto che persino il mio carrozziere mi abbia detto che sta sentendo gli effetti del Coronavirus mi fa capire che siamo già arrivati al limite”. E ancora: “Ora c’è una discriminazione verso il Nord, ma gli abitanti del Sud non si rendono conto che, qualora si bloccasse definitivamente l’economia del Settentrione, smetterebbe di funzionare anche l’economia del Meridione”.

Il suo consiglio è quello di “tranquillizzare la gente” e “far ripartire il lavoro”, ha ribadito. “Chi deve andare in ufficio ci va, proprio come chi desidera andare in un centro commerciale. Anche le discoteche devono riaprire, come i cinema e i teatri”.

“La gente deve tornare a vivere”, ha concluso. Ai nostri politici ha chiesto di “rimediare agli errori fatti, anche se sono stati commessi in buona fede”. Quindi ha precisato: “In un momento tanto delicato non voglio parlare di politica, ma serve rimediare agli errori. Tuttavia, finché resteranno in vigore tali misure di sicurezza, è fondamentale che tutti ripettino le regole”.

Coronavirus, gli effetti sull’economia italiana

Rallentamenti nella produzione, chiusure temporanee forzate, calo dei margini. L’incerto andamento del Covid-19 ha conseguenze non irrilevanti sull’economia italiana. Secondo le valutazioni di Ref Ricerche, l’epidemia che sta coinvolgendo il nostro Paese e le misure adottate per contenerla causano nel breve termine un minor Pil compreso tra i 9 miliardi e i 27 miliardi. Si stima, invece, una flessione per l’intera economia che va da un -1% a un -3%. Una contrazione per Lombardia e Veneto, le due regioni più colpite e dove sono state più drastiche le misure di contenimento, comporterebbe una diminuzione del 3% del Pil italiano.

Grave frenata nel settore manifatturiero: nelle zone rosse i dipendenti sono stati messi in quarantena e le aziende comprese nel perimetro hanno bloccato la produzione. Solo in Lombardia, sono stati fermati 6.000 lavoratori metalmeccanici, soprattutto nel Lodigiano, a Bergamo, Milano e Cremona. A risentire è soprattutto il turismo (ristorazione compresa), da sempre cuore pulsante dell’Italia. In Veneto si è raggiunto il 90% delle prenotazioni disdette. 80% in Friuli, in particolare a Trieste. Il rischio si aggira attorno al 40% nella Capitale. Il sindaco di Firenze ha fatto sapere: “Abbiamo alberghi con 200 camere che ne hanno 2-3 occupate”. La percentuale di cancellazione delle prenotazioni a Torino e provincia si attesta tra il 50 e il 60%, toccando il picco del 90% in alcune strutture, con un conseguente calo del fatturato che si stima tra 1,5 milioni a 2 milioni di euro. In crisi anche l’industria del lusso e ci sono rischi anche per il settore agroalimentare. Inoltre, l’impatto del Coronavirus sul trasporto aereo mondiale è senza precedenti.

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