I mezzi pubblici di Milano sono sicuri? Una riflessione sul nuovo progetto di Comune e Atm per la sicurezza nel metrò.
A Bagnolo Mella (non è Milano, ma sempre Lombardia è) hanno la sexy barista che fa infuriare mogli e fidanzate.
A Milano (così rientriamo nella linea editoriale di Milano 2.0) tra poco avremo il confino-riserva per donne sulle metrò.
E mi pigliò lo sconforto: leggendo il Corriere di oggi infatti mi sembra di essere tornata indietro all’età della pietra.
O forse ai tempi dell’Inquisizione, perchè per lo meno nella preistoria erano le donne a tenere in mano le redini della società. A partire dal ‘dio’, che era femmina.
Da una parte abbiamo uomini giuggioloni che trascurano le loro dolci metà – che si sono persino rivolte ai carabinieri, proprio come nella canzone di De Andrè – per bere litrate di vodka tonic al bar di Laura Maggi (il suo ragionamento non fa una grinza: vestiti sexy=più avventori sbavanti nel bar, sebbene molti siano dotati del quotiziente intellettivo di un tricheco. Anzi no, se no i trichechi si offendono. Diciamo ‘di un tirannosauro’. I T-Rex si sono estinti, non possono farmi causa), e dall’altra un provvedimento che quando era stato proposto da Matteo Salvini aveva fatto scompigliare le gonne delle femministe. La mia (oggi mini) compresa.
Ma sì, creiamo “spazi videosorvegliati, protetti e segnalati sulle banchine” per donne nelle metrò. Anzi, già che ci siamo, mettiamo una bella freccia luminosa per segnalare “attenzione, attraversamento donne”.
Se volete io mi copro direttamente di led anche se Natale è passato da un pezzo. Così è ben chiaro a tutti che sono una ‘donna-indifesa-da-proteggere’.
Mi fa specie che proprio a due consigliere ‘rosa’ della giunta Pisapia (Elisabetta Oliveri e Alessandra Perrazzelli. Notare come si debba sottolineare il fattore ‘rosa’, citando i quotidiani) sia venuta in mente quest’idea tutt’altro che femminista.
Vorrei sapere se Oliveri e Perrazzelli prendono abitualmente i pericolosissimi mezzi pubblici, e se prima di ideare la proposta hanno provato a confrontarsi con chi di stupri e di aggressioni ne sa (riguardate la mia intervista del 2009 alla dottoressa Alessandra Kustermann, responsabile del servizio di Diagnosi prenatale e del Centro soccorso violenza sessuale dell’ospedale Mangiagalli).
Perchè il dubbio è che ci si lasci guidare più dalla percezione di sicurezza che dal reale fattore di rischio.
Sarà che sono una giovinotta che gira la città di notte con mezzi pubblici e privati da quasi 10 anni, ma l’idea che nel 2012 io, in quanto minigonna-munita, debba essere ‘protetta’ o scortata da qualcosa o qualcuno mi infastidisce alquanto.
Con tutte le lotte che stiamo facendo per farci prendere seriamente in considerazione, ancora ci etichettano come ‘utenti deboli’?
Ma per favore.
Senza contare che, ancora una volta, serve a poco il paragone con città come Londra e New York. Perchè, ancora una volta, a Londra e a New York la metrò viaggia molto di più che a Milano e soprattutto è sempre molto frequentata anche in orari serali – e a New York anche notturni -.
Se proprio vogliono fare qualcosa, nel caso dei mezzi pubblici, basterebbe anche solo qualche sorvegliante in più, e una efficace videosorveglianza. Perchè forse è il caso di spostare quei quotidiani aperti sopra i monitor (chi deve capire capisca).
Anche perchè, a ben vedere, NESSUNA metrò arriva fino alla porta di casa.
(fonte immagine)
LINK UTILI
No unanime alla proposta choc di Matteo Salvini delle carrozze del metrò riservate a donne e milanesi
Inchiesta sugli stupri: intervista alla dottoressa Alessandra Kustermann dell’ospedale Mangiagalli
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