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Cucinare astici vivi? Non è reato. Solo crudeltà

Conservare astici vivi adagiati sul ghiaccio per poi cucinarli “non è reato”.
Lo ha stabilito il tribunale di Milano, che ha assolto con formula piena un ristoratore milanese e la moglie finiti sotto processo per maltrattamento di animali in quanto avevano esposto, in una delle sale da pranzo, alcuni dei prelibati crostacei su un letto ghiacciato prima di farli finire, ancora in vita, in pentola.
Il giudice, scagionando i due perché il fatto non costituisce reato, ha accolto le tesi del difensore, l’avvocato Luca Giuliante, secondo il quale “la consuetudine gastronomica prevede che la cottura avvenga quando l’astice è ancora vivo”.
A chiedere il rinvio a giudizio, con citazione diretta dei due titolari di un noto ristorante che si trova nelle vicinanze del Duomo, era stato il pm Giulio Benedetti, magistrato specializzato, fra l’altro, nei reati che riguardano il settore degli alimenti.
Nel decreto di citazione a giudizio il magistrato ha contestato il maltrattamento di animali, dove gli animali chiamati in causa sono stati tenuti “vivi a diretto contatto con il ghiaccio – questo il capo di imputazione – e con tale condotta, senza necessita”, sono stati sottoposti a “sevizie” e “a comportamenti e a fatiche insopportabili per le loro caratteristiche etologiche”. Fatti, per il pm, aggravati in quanto da tale comportamento “derivava la morte degli astici”.
Il caso milanes, è uno dei primi se non il primo, per il quale si è tenuto un dibattimento.

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